domenica 13 maggio 2007

La preghiera di Gaetano, condivisione

Ho tenuto per qualche giorno da parte la preghiera che Gaetano ha scritto ed ha voluto condividere con noi perché più vivo (e vedo, e sento) più mi allontano dal concetto di preghiera così come è inteso dalla cultura cattolica.

Da come mi esprimo forse si capisce dove voglio andare a parare: non credo di essere mai stato un gran cattolico e lo sono sempre meno ogni giorno che passa, se il cattolicesimo è tutto quest'odio e quest'oscurantismo che vedo intorno a me.

Non parlo ovviamente di Gaetano e della sua bella preghiera. Per fortuna ci sono ancora persone come lui che sanno continuare a pregare... ma è il concetto di preghiera che mi lascia perplesso: per me la vera preghiera non è quella espressa spesso solo a parole bensì la vita stessa che ognuno di noi vive giorno per giorno. La mia stessa vita può farsi preghiera se vissuta con consapevolezza e rispetto di me e degli altri. E piuttosto che dire troppi amen sto imparando a sorridere alla gente.
Sia chiaro che queste considerazioni nulla tolgono al valore della preghiera, della preghiera di Gaetano e della preghiera di chiunque sappia pregare.




9 commenti:

Lyrico ha detto...

camillo, anche io credevo di vivere una fase in cui stavo per allontanarmi dalla religione cattolica, quando mi sono accorto che era la religione che si stava allontanando da me. Mi ritrovo molto nell'idea che Ermanno Olmi ha espresso in "Centochiodi", per cui una religione che mette al primo posto il dogma, anzichè l'uomo, non serve a niente. Ma non me ne dolgo: non sento il bisogno di "appartenenza", nè seguo un sincretismo acerbo. Pregare però, per me è necessario: è entrare in intimità col mio io vero, nelle cui vicinanze è nascosto il cuore di Dio. Un abbraccio da Firenze

Stefano ha detto...

Cari, io sono uno "sbattezzato" buddho-cristiano... Quando vi ascolto so che siamo d'accordo, quando entro in una chiesa so che sono nel posto sbagliato.
il discorso è lungo e complesso, ma credo che ci sia un preciso discrimine tra chi miette al primo posto il dogma e chi preferisce l'uomo. I primi amano le differenze che separano. I secondi quelle che dialogano e arricchiscono. I primi credono nel sacrificio come espiazione, i secondi nel dono e nell'amore. I primi nella tradizione, i secondi nell'oggi. i primi condannano, i secondi interrogano e si lasciano interrogare.
Finisco con un appello: se qualcuno conosce una chiesa come quella che ho descritto - fatemi sapere!!!!!

Anonimo ha detto...

carissimo la realtà in cui vivo è la materializzazione della chiesa che vai cercando...vivo in una fraternità (a Cori) dal cui nome puoi già capire tanto "i giovani educatori della pace" beh al suo interno si impara a vivere in pace con se stessi e con gli altri il tutto grazie alla presenza illuminante dell'amore di Dio che ci guida...non credere sia il paradiso...perchè i confronti e le discussioni sono all'ordine del giorno, però ti assicuro che il rispetto e la sacralità della persona nelle sue originali differenze sono il fondamento del nostro vivere insieme...se ti interessa qualche notizia più dettagiata visita il nostro sito www.vienievivi.it
un fraterno saluto
fra

Il Keppo ha detto...

Cari amici,
sono Elio, alcuni di voi mi conoscono, altri mi hanno solo sentito nominare poichè per gravi motivi familiari quest'anno non ho potuto partecipare al campo di Agape.
Vorrei aggiungere all'intervento del nostro amico che, secondo me, fenomeni di intolleranza e oscurantismo attengono esclusivamente alla natura umana, intesa come cultura ed educazione. Io intendo la religione cristiana nella sua essenza lontana da questi fenomeni. Tuttavia non sono un conoscitore delle Scritture e mi avvicino a Dio con varie forme di preghiera, talune esplicite, altre implicite. Condivido profondamente ciò che scrive Camillo e cioè che "per me la vera preghiera non è quella espressa spesso solo a parole bensì la vita stessa che ognuno di noi vive giorno per giorno. La mia stessa vita può farsi preghiera se vissuta con consapevolezza e rispetto di me e degli altri."
Un grande saluto a tutti

Gae ha detto...

cari albanesi,
per me ha un senso fermarsi a parlare di dio e spesso incazzarsi con lui solo quando sono consapevole di venire dalla vita reale e dopo ritornare alla vita reale.
quando dal mio cuore viene su una parola che mi consola e mi sprona a vivere con serenità e impegno il mio essere gay_tano la esprimo e la condivido con i miei amici.
i fatti esprimono di sicuro il vero amore, ma non condivido quell'invito a baciare i figli di notte... e a non dir loro, spesso, anche con le parole, ti voglio bene!
spero di rivederci in piazza quando anche l'anno prossimo si commemorerà la morte di alfredo ormanno, spero di rivederci nella cabina elettorale quando si dovrà votare, spero di rivederci a roma per il pride, spero di rivederci al mare o in montagna di giorno per giocare e ridere insieme, spero di rivederci tutti un po' più impegnati...

Il Keppo ha detto...

@gae

Non ho capito il riferimento agli albanesi, chiedo scusa!?

Gae ha detto...

volevo dire partecipanti al campo di albano...
poi ridotto "albanesi"...

Stefano ha detto...

Ma perchè non la pubblichamo la preghiera di gaetano? INVITO RIVOLTO A GAYTANO! :D

Gae ha detto...

Gesù,
di Te la Chiesa mi ha insegnato tante cose, alcune delle quali per proteggere l’Idea che gli uomini hanno di Dio dall’esperienza profetica e dirompente che spesso faccio di Te.
Ma il tuo Spirito tiene vivo in me il tuo vangelo e grazie a Lui Tu oggi per me non sei più l’acqua che lava le colpe quanto l’acqua che disseta… Non sei più il fuoco che purifica dai peccati quanto il fuoco che riscalda e fa luce… Non sei più un sacramento da celebrare quanto un pane da mangiare con gli amici; ed è pane anche un po’ di compagnia nella solitudine, una buona parola, un aiuto economico, un sorriso, una telefonata, una spalla su cui piangere, una cena o una passeggiata insieme…

In questa nuova vita insieme a Te
La sofferenza, la tristezza e le paure della mia vita non sono il meritato castigo di un peccato originale (o attuale) ma una parte della vita, da combattere quando ingiusta, da accettare quando inevitabile, nella speranza che qualcuno, indossata la tua veste preferita, il grembiule, asciughi le mie lacrime e consoli il mio animo.
Il paradiso non lo raggiungo più elevandomi verso il cielo ma trovando nel prato della vita, ad altezza d’uomo, la posizione a me più favorevole per abbronzarmi di te, sole vivo…
La tua venuta, otto giorni dopo la risurrezione, da Tommaso e per Tommaso non è tanto il rimprovero ad un discepolo infedele quanto la rassicurazione che veramente tu non dimentichi nessuno e ad ognuno doni la tua pace.

Il tuo Spirito, finalmente ospite dolce dell’anima, continuamente parla alla mia coscienza suggerendomi che:
Dio non è tanto un padre che aspetta in casa il ritorno degli eredi, quanto una madre che nottetempo, in compagnia di alcuni suoi figli, esce alla ricerca degli altri figli che la vita ha disperso… dei figli che una parte della chiesa si è persi per strada…
Il Vangelo non è tanto un libro prezioso da venerare e incensare quanto una puntata di “Topolino” col doppio finale: ogni giorno spetta a me decidere dove andare e come fare il bene…
La comunità di chi crede in te non è più “il gioco della torre” da cui bisogna scegliere cosa buttare di sotto: l’amore tuo per me o l’amore per il mio compagno, quanto la canzone “aggiungi un posto a tavola”…

La Tua Chiesa, Gesù, è la casa dove c’è posto per tutti… altrimenti me l’avresti detto!

P.s.: dove c’è posto per tutti e per tutte le famiglie!