mercoledì 29 agosto 2007

Dire, fare, baciare...

Ciao a tutt*!

io ed un mio amico, che spero di "trascinare" al prossimo Agape, ci siamo messi a chiacchierare e ci è venuta un abbozzo di mezza idea sconclusionata... :D
Siccome mi fido del vostro giudizio ve la riporto nuda e cruda...
Poiché ci sembra che la "comunità" gay si risolva solo nell'organizzazione delle manifestazioni (sacrosante) e nella partecipazione ad eventi mondani :D come serate in discoteca (altrettanto sacrosante), ci era venuta voglia di fare anche altro. Ci sono associazioni glbt che si occupano lodevolmente di promuovere iniziative di solidarietà, ad es. la GayHelp Line dell'ArciGay, o i tanti servizi di assistenza del Mario Mieli o di Agedo. Cito quelle di cui ho sentito parlare, ma sono sicuro che ce ne sono tantissime altre, tutte lodevoli. Così ci è venuto da pensare che quello su cui puntare è la solidarietà orizzontale, tra gay e gay, in cose semplici e di quotidiana necessità. Faccio un esempio: qualche anno fa un mio conoscente ormai non più giovanissimo, ma non certo decrepito :D, raccontò una storia bruttissima - era stato costretto a letto da una forte influenza ed era rimasto solo, senza parenti vicini che potessero aiutarlo ma soprattuto senza qualcuno che semplicemente potesse andare a comprargli l'aspirina o preparagli la tristissima minestrina del malato... Certo gli amici sono il frutto di una vita, ma questa storia mi ha colpito molto. Chiunque può trovarsi in quella situazione. Insomma vorremmo fare qualcosa di questo tipo: persone lgbt che offrono del tempo per altre persone lgbt con la necessità di un po' di aiuto, senza che questo (almeno per ora) diventi un'offerta di assistenza specializzata - tutto dovrebbe svolgersi su un piano di parità. Una specie di Gaia Banca del Tempo. in questo modo, peraltro, potremmo anche costruire una specie di patto generazionale all'interno della comunità lgbt... oltre a contribuire a costruirla davvero, visto che comunità ha nella sua etimologia il mettere in comune, cioè il donare.
Che ne dite? Mi piacerebbe sentire le vostre idee in merito, o se qualcun* è interessato...

Bacioni!!!

Stefano

martedì 28 agosto 2007

Cannibali

Per i timidi, quelli che non frequentano i locali, che hanno timore di internet, che fuggono dai gay "evidenti" per evitare ogni possibile ripercussione negativa sulla loro immagine etero, per loro, dicevamo, la vita non è facile: come possono trovare un partner che possa soddisfare le esigenze sessuali, senza dare nell'occhio e soprattutto evitando spiacevoli equivoci? Ma via, è la letteratura che ce lo insegna! Bisogna cercare tra gli omofobi più intransigenti, tra i colleghi che a mensa ti parlano di "quei froci", tra i religiosi più timorati da Dio, tra i politici della destra reazionaria, nell'esercito maschilista, tra i talebani della castità.

Ecco un altro caso di "American Beauty". Signori, Larry Craig.

venerdì 10 agosto 2007

Attacco alle donne. E non solo

Questa è una lettera che ho trovato su "Rivista Anarchica on line" mese estivo n° 328.
Gianni

A chi usufruisce di certi diritti da sempre, questi diritti sembrano cosa ovvia e pertanto “ naturale”. Non ci si ferma a pensare che i diritti rispecchiano le forze in campo e non sempre è vero il detto che ai diritti corrispondano uguali doveri. Guardando obiettivamente la situazione delle donne nel sociale si nota subito che sono subissate da doveri famigliari, di coppia, filiali ecc. ma non sono, nemmeno se oberate dai doveri, appieno cittadine (essendo di fatto ancora discriminate in molti contesti) ed è sempre osteggiata la loro autodeterminazione. Dell’ostracismo verso le donne, come di quello verso tutt* i divers* , chi è portatore da sempre di diritti può non accorgersi e può essere che non gliene importi nulla, semplicemente perché non intacca la qualità della sua vita. È su cose apparentemente scontate come queste che le chiese e i fondamentalismi giocano la loro partita. Far apparire aberrante chi chiede condivisione di diritti e quindi di essere a tutto tondo portator* di cittadinanza. Si fomenta l’odio con un insieme di discorsi che si appellano al privilegio, mai chiamandolo privilegio, ma facendolo apparire una cosa tanto legittima da non potersi toccare, anche minimamente. La posta in gioco, ribadita attraverso un odio atavico ( e non vi è altro nome per le discriminazioni che scrivono e ratificano l’abuso in ogni forma) è almeno doppia:

Il primo obiettivo è l’autodeterminazione delle donne. Mai accettata, è ora sottoposta a un attacco che mina la dignità umana del soggetto femminile. Le vengono anteposti anche i feti. Viene ribadito che per il femminile del mondo solo il sacrificio è un valore e dà valore. Siamo a una delle riedizioni moderne del satì (il rogo delle vedove) che è poi il chiedere di non esistere se non in funzione di quello che vogliono gli altri per te.

Il secondo obiettivo è naturalizzare la differenza uomo-donna in chiave antilesbica e gay. Quel che preme è ribadire che non c’è uscita dalla coppia uomo-donna. Chi lo fa è ne soffra. Quindi la famiglia eterosessuale normativa diventa un fatto voluto da Dio e niente può esserle equiparato, perché verrebbe messa in forse la certezza non solo dell’eterosessualità (con i suoi miti di complementarietà) , ma si evidenzierebbe la complessità della costruzione dei soggetti e quindi che non siamo un mero dato biologico e tanto meno un effetto “ naturale o meno naturale”. A questo si aggiunga che la biologia riconosce ormai l’esistenza di più di due sessi mentre le chiese su questo abilmente sorvolano. Pochi sanno dell’esistenza di persone intersessuali e l’accanimento medico per ridurre questi soggetti alla norma, ha qualcosa che ci porta alla mente l’uso nazista della medicina. Si riducono inoltre all’inesistenza tutt* i soggetti transgender e transessuali. La posta in palio per le chiese e i poteri che queste supportano è alta. È il mantenimento del loro status privilegiato. I privilegi nascondono sempre oltre al primato simbolico di un sesso sugli altri sessi, come anche di una razza sulle altre, di una classe sulle altre, un interesse concreto sia economico che politico. Le cose vanno insieme.

Cose sapute e risapute, ma l’odio giocato in modo esemplare sulla stampa, nelle parrocchie, nelle associazioni ecc. occulta i dati di fatto. Semplificare tutto in questo modo, usando il naturale per rendere la complessità di tante vite superflua, è una cosa sporca. Sorprende solo in parte che cadano nella rete persone che si pongono come attente al sociale, ai suoi movimenti e idee. Non sorprende la vile spregiudicatezza di chi dice di non volere la discriminazione di lesbiche e gay e poi parla per negare loro i più elementari diritti: diritto all’affetto, alla vicinanza, all’amore, alla partecipazione a una comunità condivisa che veda riconosciuti i suoi lutti, le sue nascite, i suoi figl*… e tutto quello che rende cittadin* e prima ancora esseri umani.

Nadia Agustoni(Bergamo)

giovedì 9 agosto 2007

Una Buona Notizia

In breve da Ansa:
La chiesa evangelica luterana di Svezia ha partecipato lo scorso 4 agosto per la prima volta allo Stoccolma Pride, marcia gay alla quale hanno sfilato 60.000 persone. Una trentina di pastori luterani ha marciato sotto il sole, dietro ad uno striscione che recitava: "L'amore è più forte di tutto", tra la folla che sfilava nelle vie della città e al ritmo della musica tecno e pop. La Chiesa luterana di Svezia ha motivato la sua partecipazione con la necessità di "rompere il grande silenzio delle masse" sulle minoranze sessuali.

Gentilini:"Pulizia etnica contro i culattoni"

Leggendo su repubblica on line mi sono imbattuto in questo articolo: http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/cronaca/gentilini-omosessuali/gentilini-omosessuali/gentilini-omosessuali.html
seguite il link, oppure leggete il corpo dell'articolo che ho allegato nel post...
sono parole che fanno accapponare la pelle, parole gravissime, che un pubblico ufficiale, come un sindaco o assimilabile non dovrebbe mai pronunciare, specie in un paese che si definisce civile. Sono indignato...


TREVISO - C'è bisogno di iniziare una "pulizia etnica contro i culattoni". Con queste parole durissime Giancarlo Gentilini, prosindaco leghista di Treviso, ha dichiarato guerra agli omosessuali. Colpevoli di aver trasformato il parcheggio di via dell'Ospedale in un luogo di incontro dove si consumano rapporti sessuali, suscitando le proteste degli abitanti della zona. "Darò subito disposizioni alla mia comandante dei vigili urbani affinché faccia pulizia etnica dei culattoni - ha detto ai microfoni di Rete Veneta l'ex sindaco sceriffo della Lega, riportano oggi i quotidiani locali - Devono andare in altri capoluoghi di regione che sono disposti ad accoglierli. Qui a Treviso non c'è nessuna possibilità per culattoni e simili".

Gentilini è famoso per essere stato più volte protagonista di polemiche infuocate, l'ultima delle quali dopo il pestaggio dell'onorevole Vladimir Luxuria da parte della polizia russa. A tenere banco soprattutto le sue dichiarazioni sugli extracomunitari, che aveva definito "perdigiorno", suggerendo che "i gommoni degli immigrati devono essere affondati a colpi di bazooka".

E adesso ha annunciato un "giro di vite" contro gli omosessuali e gli scambisti. "Useremo la videosorveglianza per stroncare il via vai di scambisti", denunciato dagli abitanti nel parcheggio "a luci rosse", dove è stata segnalata anche la presenza di prostitute. "Darò disposizione di rinforzare le telecamere. Ma a me interessa piuttosto fare i controlli mirati - ha detto ancora Gentilini -. Quando la mia polizia vigilerà per la zona ci sarà un fuggi fuggi generale".

Per il sindaco di Treviso Giampaolo Gobbo, le dichiarazioni del prosindaco "non sono preoccupanti. E' il suo modo di essere. Lui parla sinceramente, con un linguaggio concreto che tutti capiscono. In questo caso si parla di decoro pubblico e noi cerchiamo di spostare gay, prostitute, coppie omosessuali o eterosessuali, fa lo stesso, che si scambiano effusioni sotto gli occhi di tanta gente". Un problema, spiega Gobbo, di dimensione nazionale, "e infatti ci stiamo attivando perchè venga cambiata la legge Merlin. Bisogna riaprire le case chiuse e creare quartieri a 'luci rosse' come succede nel resto d'Europa: garantiscono protezione sanitaria e tasse pagate".

(9 agosto 2007)

In memoria di Edith Stein, santa ebrea martire del Nazismo.

Per ricordare Edith Stein, nel giorno della sua morte ad opera di pazzi criminali nazisti tedeschi, pubblico la lettera che questa invio' al papa invocando il suo aiuto contro la persecuzione degli ebrei.

Strano che oggi ci siano ancora sospetti e scandalo sul comportamento poco chiaro di BXVI... strano?? :/... o ovvio?




Il 12 aprile 1933, alcune settimane dopo l'insediamento di Hitler al cancellierato, una filosofa cattolica tedesca di origine ebraica trova l'ardire di scrivere a Roma per chiedere a papa Pio XI e al suo segretario di Stato - il cardinale Pacelli, vecchio nunzio apostolico in Germania e futuro Pio XII - di non tacere più e di denunciare le prime persecuzioni contro gli ebrei.

Padre Santo! Come figlia del popolo ebraico, che per grazia di Dio è da 11 anni figlia della Chiesa cattolica, ardisco esprimere al padre della cristianità ciò che preoccupa milioni di tedeschi. Da settimane siamo spettatori, in Germania, di avvenimenti che comportano un totale disprezzo della giustizia e dell’umanità, per non parlare dell’amore del prossimo. Per anni i capi del nazionalsocialismo hanno predicato l’odio contro gli ebrei. Ora che hanno ottenuto il potere e hanno armato i loro seguaci - tra i quali ci sono dei noti elementi criminali - raccolgono il frutto dell’odio seminato.

Le defezioni dal partito che detiene il governo fino a poco tempo fa venivano ammesse, ma è impossibile farsi un’idea sul numero in quanto l’opini one pubblica è imbavagliata. Da ciò che posso giudicare io, in base a miei rapporti personali, non si tratta affatto di casi isolati. Sotto la pressione di voci provenienti dall’estero sono passati a metodi più "miti" e hanno dato l’ordine "che a nessun ebreo venga torto un capello".

Questo boicottaggio - che nega alle persone la possibilità di svolgere attività economiche, la dignità di cittadini e la patria ha indotto molti al suicidio: solo nel mio privato sono venuta a conoscenza di ben 5 casi. Sono convinta che si tratta di un fenomeno generale che provocherà molte altre vittime. Si può ritenere che gli infelici non avessero abbastanza forza morale per sopportare il loro destino. Ma se la responsabilità in gran parte ricade su coloro che li hanno spinti a tale gesto, essa ricade anche su coloro che tacciono.

Tutto ciò che è accaduto e ciò che accade quotidianamente viene da un governo che si definisce "cristiano". Non solo gli ebrei ma anche migliaia di fedeli cattolici della Germania e, ritengo, di tutto il mondo da settimane aspettano e sperano che la Chiesa di Cristo faccia udire la sua voce contro tale abuso del nome di Cristo. L’idolatria della razza e del potere dello Stato, con la quale la radio martella quotidianamente la masse, non è un’aperta eresia? Questa guerra di sterminio contro il sangue ebraico non è un oltraggio alla santissima umanità del nostro Salvatore, della beatissima Vergine e degli Apostoli? Non è in assoluto contrasto con il comportamento del nostro Signore e Redentore, che anche sulla croce pregava per i suoi persecutori? E non è una macchia nera nella cronaca di questo Anno Santo, che sarebbe dovuto diventare l’anno della pace e della riconciliazione?

Noi tutti, che guardiamo all’attuale situazione tedesca come figli fedeli della Chiesa, temiamo il peggio per l’immagine mondiale della Chiesa stessa, se il silenzio si prolunga ulteriormente. Siamo anche convinti che questo silenzio non può alla lunga ottenere la pace dall’attuale governo tedesco. La guerra contro il Cattolicesimo si svolge in sordina e con sistemi meno brutali che contro il Giudaismo, ma non meno sistematicamente. Non passerà molto tempo perché nessun cattolico possa più avere un impiego a meno che non s i sottometta senza condizioni al nuovo corso. Ai piedi di Vostra Santità, chiedendo la benedizione apostolica.


Dott.ssa Edith Stein docente
all’Istituto tedesco di Pedagogia scientifica
presso il Collegium Marianum di Münster

martedì 7 agosto 2007

Don Gelmini ... segreto non troppo.

Leggo questo intervento su ItalaiaLaica, che asua volta lo prende da La Stampa...

Interessante.

DON PIERINO SEGRETO: UN EX DETENUTO

Ne parla Francesco Grignetti su La Stampa

5-8-2007, Francesco Grignetti, DON PIERINO SEGRETO: UN EX DETENUTO, La Stampa

Nel ’69 la prima denuncia, poi la condanna al carcere. C’è stato un altro don Pierino prima di don Pierino.

Un prete che ha sempre sfidato le convenzioni,' ma che di guai con la giustizia ne ha avuti tanti, ed è pure finito in carcere un paio di volte. A un certo punto è stato anche sospeso «a divinis», salvo poi essere perdonato da Santa Romana Chiesa.

E' il don Gelmini che non figura nelle biografie ufficiali. I fatti accadono tra il 1969 e il 1977, quando don Pierino era ancora considerato un «fratello di». Una figura minore che viveva di luce riflessa rispetto al più esuberante padre Eligio, confessore di calciatori, amico di Gianni Rivera, frequentatore di feste, fondatore delle comunità antidroga «Mondo X» e del Telefono Amico.

Anni che furono in salita per don Pierino e che non vengono mai citati nelle pubblicazioni di Comunità Incontro. Per forza. Era il 13 novembre 1969 quando i carabinieri lo arrestarono per la prima volta, nella sua villa all'Infernetto, zona Casal Palocco, alla periferia di Roma. E già all'epoca fece scalpore che questo sacerdote avesse una Jaguar in giardino.

Lui, don Pierino, nella sua autobiografia scrive che lì, nella villa dell'Infernetto, dopo un primissimo incontro-choc con precisi, ragazzi che si rivolgono a lui, curando la loro assistenza legale e visitandoli in carcere, mette progressivamente a punto uno stile di vita e delle regole che costituiranno l'ossatura della Comunità Incontro».

All'epoca, Gelmini aveva un certo ruolo nella Curia. Segretario di un cardinale, Luis Copello, arcivescovo di Buenos Aires. Ma aveva scoperto la nuova vocazione. «Rinunciai alla carriera per salire su una corriera di balordi», la sua battuta preferita.

I freddi resoconti di giustizia dicono in verità che fu inquisito per bancarotta fraudolenta, emissione di assegni a vuoto, e truffa. Lo accusarono di avere sfruttato l'incarico di segretario del cardinale per organizzare un'ambigua ditta di import-export con l'America Latina. E restò impigliato in una storia poco chiara legata a una cooperativa edilizia collegata con le Acli che dovrebbe costruire palazzine all'Eur. La cooperativa fallì mentre lui rispondeva della cassa. Il giudice fallimentare fu quasi costretto a spiccare un mandato di cattura.

Don Pierino, che amava farsi chiamare «monsignore», e per questo motivo si era beccato anche una diffida della Curia, sparì dalla circolazione. Si saprà poi che era finito nel cattolicissimo Vietnam del Sud dove era entrato in contatto con l'arcivescovo della cittadina di Hué. Ma la storia fini di nuovo male: sua eminenza Dihn-Thuc, e anche la signora Nhu, vedova del Presidente Diem, lo denunciarono per appropriazione indebita. Ci fecero i titoloni sui giornali: «Chi è il monsignore che raggirò la vedova di Presidente vietnamita».

Dovette rientrare in Italia. Però l'aspettavano al varco. Si legge su un ingiallito ritaglio del Messaggero: «Gli danno quattro anni di carcere, nel luglio del '71. Li sconta tutti. Come detenuto, non è esattamente un modello e spesso costringe il direttore a isolarlo per evitare "promiscuità" con gli altri reclusi». Cattiverie.

Fatto sta che le biografie ufficiali sorvolano su questi episodi. Non così i giornali dell'epoca. Anche perché nel 1976, quando queste vicende sembravano ormai morte e sepolte, e don Pie-rino aveva scontato la sua condanna, nonché trascorso un periodo di purgatorio ecclesiale in Maremma, lo arrestarono di nuovo.

Questa volta finì in carcere assieme al fratello, ad Alessandria, per un giro di presunte bustarelle legate all'importazione clandestina di latte e di burro destinati all'Africa. Si vide poi che era un'accusa infondata. Ma nel frattempo, nessuna testata aveva rinunciato a raccontare le spericolate vite parallele dei due Gelmini. Ci fu anche chi esagerò. Sul conto di padre Eligio, si scrisse che non aveva rinunciato al lusso neppure in cella.

Passata quest'ennesima bufera, comunque, don Pierino tornò all'Infernetto. Sulla Stampa la descrivevano così: «Due piani, mattoni rossi, largo muro di cinta con ringhiera di ferro battuto, giardino, piscina e due cani: un pastore maremmano e un lupo. A servirlo sono in tre: un autista, una cuoca di colore e una cameriera».

Tre anni dopo, nel 1979, sbarcava con un pugno di seguaci, e alcuni tossi-codipendenti che stravedevano per lui, ad Amelia, nel cuore di un'Umbria che nel frattempo si è spopolata. Adocchiò un rudere in una valletta che lì chiamavano delle Streghe, e lo ottenne dal Comune in concessione quarantennale. Era un casale diroccato. Diventerà il Mulino Silla, casa-madre di un movimento impetuoso di comunità. Gli riesce insomma quello che non era riuscito al fratello, che aveva anche lui ottenuto in concessione (dal proprietario, il conte Ludovico Galla-rati Scotti, nel 1974) un rudere, il castello di Cozzo Lomelllna, e l'aveva trasformato, grazie al lavoro duro di tanti volontari e tossicodipendenti, in uno splendido maniero. Ma ormai la parabola di padre Eligio era discendente. Don Pierino, invece, stava diventando don Pierino.

sabato 4 agosto 2007

Un milione per davvero!


allora, siccome nei mesi precedenti qualche baciapile adoratore del dio voto ha detto pubblicamente che non eravamo un milione, portando a riprova del fatto che non c'erano foto dall'alto... beh... Sabinoooooooo, dearling! ecco una foto per ricordarci tutti che ERAVAMO UN MILIONE!

E' morta Nora... e da più di un mese :'( ...

Leggo costernato questa notizia... voglio dire, non riuscivo a stare più di 60 secondi davanti al video a vedere questa americanissima barbie evangelica sparare le sue lodi plastificate al signore...però mi spiace...

Qualcuno ne sa di più?

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TBNE, è mancata Nora Hall
Inserita il 4/7/2007 alle 08:59 nella categoria: Dall'Italia


MARNATE (VA) - Uno scarno messaggio televisivo del figlio Matteo ha annunciato dagli schermi di TBNE la dipartita di Nora Hall, moglie di Chuck, volto noto della televisione cristiana italiana.

I nomi di Chuck e Nora sono strettamente legati a quelli dell'emittente televisiva TBNE, la prima televisione cristiana sorta in Italia, fondata da loro nel 1979 come costola italiana del controverso circuito televisivo statunitense Trinity broadcasting network di Paul Crouch.

Per quasi tre decenni Chuck e Nora hanno condotto in coppia dal loro salotto televisivo di Marnate (VA) programmi devozionali di format statunitense, come "Per lodare il Signore", accompagnando quotidianamente gli spettatori con riflessioni, incoraggiamenti e preghiere; da anni Nora, che in passato aveva prestato la voce anche ad alcune produzioni musicali cristiane, era afflitta da un male incurabile, ma ha continuato con dedizione a proporre i suoi programmi alternandosi tra gli studi di Marnate e gli Stati Uniti.

Nora, ha annunciato il figlio nel breve filmato, è mancata martedì 26 giugno; nel messaggio, che continua a venir riproposto in questi giorni su TBNE, viene comunicato agli spettatori anche che «l'opera della televisione continuerà». Al momento sulle frequenze dell'emittente continuano ad andare in onda le puntate registrate del programma della coppia.

mercoledì 1 agosto 2007

Assistita dalla Binetti

di Anna Paola Concia

Vengo dal mondo dello sport. E il mondo dello sport mi ha insegnato usi e costumi della vita. Letteralmente. Mi ha insegnato che in una competizione non c’è un nemico da abbattere ma un avversario da sconfiggere, con armi lecite e stando alle regole. È sempre stato questo che mi ha affascinato dello sport, il cimento personale, la sfida tra gentildonne o tra gentiluomini.

Non a caso il mio sport è stato il tennis: arena moderna tra gladiatrici o gladiatori di classe. Sì, forse anche un po’ snob, lo riconosco. Ma è quello snobbismo che ti permette di essere una persona perbene nella vita.

E questo per me, è sopra ogni cosa. Nello stesso tempo ho riportato gli insegnamenti sportivi dentro l'altra grande passione della mia vita: la politica. E' possibile immaginare il disorientamento. Quello che ho imparato nello sport è servito a poco, o meglio, le cose nella politica purtroppo non funzionano come nello sport. ma io non so fare e, soprattutto, non so vivere altrimenti, e le stesse regole dello sport le applico alla politica. Per questo per me un'avversaria è colei con la quale cimentarmi fino allo sfinimento, non "mollo una palla"., ma è pur sempre un avversaria. Con una dignità, altrimenti non avrebbe l'onore di essere una mia avversaria. Paola Binetti è un'avversaria. Ha una idea della vita, delle relazioni, della società, completamente diversa dalla mia. Conduce una battaglia politica perché la sua idea di società sia egemone. Io, noi, ne facciamo una altrettanto forte e significativa per una società che dia piena cittadinanza ai cittadini e le cittadine omosessuali, che sappia mescolare vite prossime e distanti. Sono entrambe battaglie alla luce del sole. Nessuno può dire che io non faccia una battaglia alla luce del sole. Nessuno può dirlo di lei. Siamo in una arena, la nostra sfida è sotto gli occhi di tutti, e tutti possono giudicare vittorie e sconfitte. Questo significa cimentarsi. Questa sarebbe la cosa bella della politica. In questi mesi ho avuto modo di confrontarmi con lei sulle questioni che stanno a cuore ad entrambe. Ci siamo guardate in faccia, nessuna ha mai abbassato lo sguardo. E proprio in questi mesi mi è successo di scoprirmi un tumore alla tiroide, e in 24 ore ho dovuto decidere dove operarmi. Il mio medico mi ha indirizzata al Campus Biomedico. Mi sono affidata a lui, come è giusto che sia. Paola Binetti, che lì insegna , per varie circostanze ha saputo dell'operazione e ha deciso che sarebbe venuta ad assistere. Non ho fatto una piega, mi è sembrato un gesto (come è stato) di affetto e di attenzione. Avevo una grandissima paura. La paura della vita. Lei era lì a tranquillizzarmi, con la sua tenuta da sala operatoria, a distrarmi con storie improbabili fino a qualche secondo prima dell'anestesia. Ed era lì a svegliarmi da quel sonno terribile. Alla fine ha rassicurato mia sorella e le mie amiche (tra cui qualcuna della sinistra democratica) e altrettanto tranquillamente mi ha salutato e se ne è andata. Niente di più, niente di meno. Lo racconto perché questo gesto di Paola Binetti, in un paese che sembra impazzito, è sembrato una stravaganza. E sono sembrata bizzarra io che l'ho accolto. Il nostro non è un paese normale per questo. Negli stessi giorni in cui venivo operata alcuni "amici" con i quali ho condiviso battaglie di anni, hanno buttato vagonate di fango contro di me, sapendo che non potevo difendermi: rimango una tennista che gioca leale e preferisco cimentarmi con chi mi sta davanti e mi affronta alla luce del sole. Posso perdere, senz'altro, ma posso anche vincere, basta giocare alla pari. Questa politica che sembra essere un campo di battaglia lasciato a regole barbare, non mi appartiene. Ma forse, non appartiene alla maggior parte dei cittadini italiani. Fare battaglie alla luce del sole sembra non essere più lo sport preferito della nostra classe politica Quelle e quelli che lo fanno, sembrano "stravaganti e naif". Potranno anche esserlo, ma quello che conta è la correttezza, la coerenza, la passione che li guida. A tutte le persone così io porto rispetto. E a chi mi obietta che Paola Binetti ha detto pubblicamente che sono "malata" e quindi non dovrei neanche rivolgerle la parola, rispondo che noi dobbiamo convincere lei e tanta altra gente che non è così. Dobbiamo cambiare la cultura di questo paese. Questo è il nostro compito. E so che ce la possiamo fare, perché siamo nel giusto. E, infine, purtroppo, so che ci sono tante persone che pensano cose peggiori di noi omosessuali, e sono persone anche molto vicine a noi, apparentemente vicine. Preferisco un avversario esplicito che un subdolo alleato, che mi accoltella alle spalle.

CoPortavoce nazionale Gayleft - Consulta LGBT DS

Appello!!!

Carissimi son Cinzia e vi chiederei collaborazione!!!
Non so se avete sentito di quel ragazzo gay 17enne che ha dovuto abbandonare
la scuola a Gela perchè deriso dai compagni di classe e dall'insegnante di
italiano!!
La nostra tv locale ha trasmesso l'intervista al ragazzo,ripreso di spalle,
e nel giorno immediatamente successivo, dopo aver mandato in onda un servizio
inerente al caso, ha trasmesso un'intervista fatta ad un sacerdote del luogo,
un certo Don Giorgio, che poi son andata a BACCHETTARE di persona! Il giornalista
Franco Infurna, direttore del TG10, chiedeva al prete come si pone la Chiesa
nei confronti di queste persone.
Il prete, dopo aver detto che qualsiasi atto discriminatorio è da condannare,
ha detto che le convulsioni interiori dei gay si possono placare, e che ci
son vari casi di guarigioni grazie alla preghiera e alla Grazia! Cose alquanto
gravi insomma!
Io son già andata a parlare col prete in questione e non vi dico...la risposta
è stata:"La Parola di Dio è questa!".
E poi ho scritto al giornalista in questione dicendo che è stato grave e
controproducente avere mandato in onda quel servizio in questo momento, e
che per correttezza di informazione avrebbe dovuto intervistare anche qualcuno
dell'Arci o Agedo.
Ragazzi qui l'ignoranza regna sovrana.
Non so come potete aiutarmi...magari inviando anche voi qualche email di
protesta al giornalista?
Basta scrivere su questa pagina una email se vi va ?
http://www.tg10.it/index.php?option=com_contact&task=view&contact_id=2&Itemid=3

Bacioni
Cinzia