venerdì 10 agosto 2007

Attacco alle donne. E non solo

Questa è una lettera che ho trovato su "Rivista Anarchica on line" mese estivo n° 328.
Gianni

A chi usufruisce di certi diritti da sempre, questi diritti sembrano cosa ovvia e pertanto “ naturale”. Non ci si ferma a pensare che i diritti rispecchiano le forze in campo e non sempre è vero il detto che ai diritti corrispondano uguali doveri. Guardando obiettivamente la situazione delle donne nel sociale si nota subito che sono subissate da doveri famigliari, di coppia, filiali ecc. ma non sono, nemmeno se oberate dai doveri, appieno cittadine (essendo di fatto ancora discriminate in molti contesti) ed è sempre osteggiata la loro autodeterminazione. Dell’ostracismo verso le donne, come di quello verso tutt* i divers* , chi è portatore da sempre di diritti può non accorgersi e può essere che non gliene importi nulla, semplicemente perché non intacca la qualità della sua vita. È su cose apparentemente scontate come queste che le chiese e i fondamentalismi giocano la loro partita. Far apparire aberrante chi chiede condivisione di diritti e quindi di essere a tutto tondo portator* di cittadinanza. Si fomenta l’odio con un insieme di discorsi che si appellano al privilegio, mai chiamandolo privilegio, ma facendolo apparire una cosa tanto legittima da non potersi toccare, anche minimamente. La posta in gioco, ribadita attraverso un odio atavico ( e non vi è altro nome per le discriminazioni che scrivono e ratificano l’abuso in ogni forma) è almeno doppia:

Il primo obiettivo è l’autodeterminazione delle donne. Mai accettata, è ora sottoposta a un attacco che mina la dignità umana del soggetto femminile. Le vengono anteposti anche i feti. Viene ribadito che per il femminile del mondo solo il sacrificio è un valore e dà valore. Siamo a una delle riedizioni moderne del satì (il rogo delle vedove) che è poi il chiedere di non esistere se non in funzione di quello che vogliono gli altri per te.

Il secondo obiettivo è naturalizzare la differenza uomo-donna in chiave antilesbica e gay. Quel che preme è ribadire che non c’è uscita dalla coppia uomo-donna. Chi lo fa è ne soffra. Quindi la famiglia eterosessuale normativa diventa un fatto voluto da Dio e niente può esserle equiparato, perché verrebbe messa in forse la certezza non solo dell’eterosessualità (con i suoi miti di complementarietà) , ma si evidenzierebbe la complessità della costruzione dei soggetti e quindi che non siamo un mero dato biologico e tanto meno un effetto “ naturale o meno naturale”. A questo si aggiunga che la biologia riconosce ormai l’esistenza di più di due sessi mentre le chiese su questo abilmente sorvolano. Pochi sanno dell’esistenza di persone intersessuali e l’accanimento medico per ridurre questi soggetti alla norma, ha qualcosa che ci porta alla mente l’uso nazista della medicina. Si riducono inoltre all’inesistenza tutt* i soggetti transgender e transessuali. La posta in palio per le chiese e i poteri che queste supportano è alta. È il mantenimento del loro status privilegiato. I privilegi nascondono sempre oltre al primato simbolico di un sesso sugli altri sessi, come anche di una razza sulle altre, di una classe sulle altre, un interesse concreto sia economico che politico. Le cose vanno insieme.

Cose sapute e risapute, ma l’odio giocato in modo esemplare sulla stampa, nelle parrocchie, nelle associazioni ecc. occulta i dati di fatto. Semplificare tutto in questo modo, usando il naturale per rendere la complessità di tante vite superflua, è una cosa sporca. Sorprende solo in parte che cadano nella rete persone che si pongono come attente al sociale, ai suoi movimenti e idee. Non sorprende la vile spregiudicatezza di chi dice di non volere la discriminazione di lesbiche e gay e poi parla per negare loro i più elementari diritti: diritto all’affetto, alla vicinanza, all’amore, alla partecipazione a una comunità condivisa che veda riconosciuti i suoi lutti, le sue nascite, i suoi figl*… e tutto quello che rende cittadin* e prima ancora esseri umani.

Nadia Agustoni(Bergamo)

Nessun commento: