Nei Vangeli ad un certo punto cristo parla del regno dei cieli, sottolineando che vi si potrà accedere divenendo come i piccoli, non come bambini come purtroppo per secoli ci hanno tradotto. I piccoli erano i servi di casa, quelli che erano all'ultimo posto, quelli disposti a fare dell'altro un punto di riferimento.
In questi giorni vissuti assieme ho avvertito in maniera fortissima questa realtà, penso che abbiamo vissuto per tre giorni nel regno dei cieli, con i nostri difetti, con le nostre pochezze ma con la voglia dirompente di esserci, di offrirci all'altro e di accoglierlo per quello che è e non per come desidereremmo noi che gli altri fossero.
Se riuscissimo a mantenere nel tempo (anche se in effetti spesso risulta troppo difficile dati i bombardamenti di tutto un mondo che disprezza la consapevolezza e il dono perchè sono impegnativi), almeno un po', almeno per un po' di tempo al giorno, quante gocce straordinarie in quell'oceano di pienezza che già abbiamo dentro e che troppo spesso nascondiamo perfino a noi stessi. Utopia? Io mi auguro che sia solo una speranza realizzabile. Un bacio a tutti giovanni il napoletano.
venerdì 11 maggio 2007
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2 commenti:
Sono d'accordo con te! Essere quello che si è senza giudicare: è una scoperta sapere di essere accettabili senza troppe sovrastrutture, e che lo sono anche gli altri :)!
Hai colto nel segno, Giovanni. Se possibile mi "farò ancor più piccolo", come divela la Ruggero
:-)
Ma poi "il regno di Dio è qui, in mezzo a voi". O no?
Nicola
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