mercoledì 6 giugno 2007

L'uomo è cio che ama...

Leggo su Wikiquote
«"[...] infatti, ciascuno è ciò che ama. Ami la terra? Sarai terra. Ami Dio? Che cosa devo dire? Che tu sarai Dio? Io non oso dirlo per conto mio. Ascoltiamo piuttosto le Scritture: -Io ho detto: voi siete dèi, e figli tutti dell'Altissimo-. Se, dunque, volete essere dèi e figli dell'Altissimo, non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. [...]"»

(Sant'Agostino d'Ippona, "In epistolam Ioannis ad Parthos")

Bellissima frase: moderna, saggia e folle a un tempo. Affascinante.
MA non credete che ci sia una grave "discrepanza" (come diceva la Marchesini...)?
Non ho difficoltà ad affermare quello che Agostino indica con una domanda, ovvero che amando Dio si diviene divini. Mi chiedo perchè diventando Dio si dovrebbe disprezzare il mondo, che pure da Lui viene. Folle quel Creatore che disprezza la creatura! Infatti nel Genesi non c'è scritto sempre "E Dio vide che ciò era BUONO"?...
Quindi se amo Dio, amo anche il mondo, che Lui ha fatto... anzi mi RICONCILIO con il mondo. O no?
Che ne pensate? Ma sopratutto: come hanno fatto queste frescacce platoniche ad entrare così profondamente nella tradizione cristiana?... come sempre una spiegeazione ce l'ho, ma sono cuiroso della vostra :)!

Besos!

14 commenti:

Gianni Camerino ha detto...

Curiosone!:) Purtroppo di fregnacce dalla cultura greca a quella cristiana ne hanno traghettate molte in passato, ahi noi! Vedi S. Paolo e tutti i problemi degli effeminati, mortacci sua! Per non parlare del concetto di natura e contro natura, che cercano di spacciarci in questi mesi come qualcosa calato dall'alto, quando invece è l'uomo e quindi la cultura a stabilire cosa è naturale e cosa no. Lo sapevo mi sono perso :)ritornando a noi condivido la tua opinione, quando ci riconciliamo con Dio lo facciamo anche con tutto il creato. Fanculo Platone. Gianni

Steve ha detto...

Vero!
Fanculo a quella checca di Platone, innamorata come una ragazzina di Socrate che non glielo dava!
Diciamo le cose come stanno!
Cazzo! :D

Lyrico ha detto...

Ma come al solito occorrerebbe l'interpretazione di un esperto, perchè non credo che voglia dire "disprezzo del creato". Forse dovremmo intendere il "mondo" e ciò che è "del mondo" come tutto ciò che è vano, caduco. Inseguire il caduco allontana dall'essere. Mi pare siano tutti d'accordo con questo.

Altro discorso è "diventiamo ciò che mangiamo", perchè ieri a mensa ho mangiato finocchi.

Steve ha detto...

anche questo è vero: potrebbe esserci una differenza tra coltivare ideali vani e puntare all'essenziale. Purtroppo però pensare che il sesso o il rispetto o la violenza siano cose del modno di cui non ci si deve preoccupare, porta ad una pericolosa SCISSIONE.
Secondo me la frattura è grande: distogliersi dal mondo (con l'ambiguità che questo significa) o completare la creazione?
Nel secondo caso non si deve scegliere uno piuttosto che l'altro, ma scelgiere uno per completare l'atro. non si butta niente.

che dite?

Gianni Camerino ha detto...

ah ah ah ah! Esattamente Stefano! :D
Paolo(?)(di Firenze?) non mi prendere troppo sul serio il mio era più uno scazzo. Sono d'accordo con te che non bisogna inseguire il caduco, ma nella cultura cristiana si è sviluppata una forte condanna della corporità e di tutto quello che viene dal corpo (innanzi tutto l'eros), principalmente a causa di Platone, ma non solo, basta leggere il Levitico cioè il codice comportamntale del popolo ebraico ossesionato dal puro e dall'impuro. Prima di tutto mortifica il corpo (i cilici non sono poi così fuori moda come si potrebbe pensare), e comunque il corpo e la sua dimensione sono vissuti con un certo fastidio. Mentre va dato atto alle culture orientali che ricercano l'armonia tra il corpo e la mente.

Se è vero quello che sostieni sul mangiare, oggi sono veramente messo male, ho mangiato carne di porco! :))

kep ha detto...

Senza nulla togliere ad Agostino che per i suoi tempi ed anche per i nostri, che come tutti i veri pensatori (e non le pallide lucciole di questi tempi) ha sempre da dire, però ricordiamoci che lui era intriso di platonismo e sopratutto neoplatonismo, che diciamolo è abbastanza schizofrenico, sto mondo delle idee, bello affascinante ed impossibile (direi con la Nannini), è un'astrazione e come tale al vedo come uno stumento interpretativpo e non come una relatà di fatto.
Preferisco Tommaso d'Aquino, che molto deve ad Agostino d'Ippona, ma perchè si poggia su quell'eterosessuale incallito di Aristotele (e lo so un difetto Ari dovevav pure averlo), che tutto sommato è molto legato alle realtà di quaggiù.
Penso che una sintesi tra Ago e Tommy (e quindi tra amore per Dio ed amore per il mondo) si possa superare con Il Piccolo Principe (non quello azzuro dei vostri sogni che è nell'iperuranio di Platone e quindi sono seghe mentali ... opps si può dire seghe mentali su una cosa di Platone??):
L'essenziale è invisibile agli occhi.
Per amare l'essenziale devo passare per quello che i miei occhi vedono e quindi non posso non amare il mondo che vedo e amare l'essenziale che non vedo (san Giovanni nella sua prima lettera dice qualcosa di simile), quindi reinventando una interpretaizone di Ago si può leggere:
Ami in superfice, sarai superficiale, ami in profondità? sarai profondo. E per Ago la profondità più ineffabile è ovviamente Dio, ma non il Dio di Ari, motore primo immobile o quello di Platy(nette) che forse manco c'è, è JHWH una persona capace di relazione (anche perchè avete mai provato ad amare il motore fermo della vostra macchina??), in questo c'è una novità nell'Ebraismo prima e nel Cristianesimo dopo, Dio non solo ha un nome ma è anche oggetto e soggetto di relazione (chiedete a Cartesio che su questo equivoco ha iniziato la filosofia moderna togliendo la persona a Dio e riportandolo nella sostanza al Dio di Ari, Carty(er), Carty, quante ne hai combinate, in fondo un po' platonico lo eri anche tu).
Ho fatto abbastanza casino??
E' qui la festa??
ooops ho sbalgiato blog.
Un abbraccio
Francesco

Lyrico ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Lyrico ha detto...

Ma servono tutti questi rimandi filosofici? Non si sta facendo la questione più complessa di quello che è?
Esistenza ed essenza, esistere ed essere: la dicotomia è questa. Il "mondo" (io poi sono ignorante e non non so da che lingua viene tradotto) è il luogo dell'esistenza, e viene usato per contrapposizione al luogo dell'essenza.
Non credo che voglia dire di ripudiare "l'esistenza", ma solo di non concentrarsi su di essa. Ma anche se volesse dire esattamente "ripudiare" cio che appartiene all'esistere io direi di prenderlo come invito "al limite", come tensione, caratteristica dell'insegnamento.
Nicola (per Gianni)

Gianni Camerino ha detto...

Grazie Nicola! Mi dovrò fare un foglietto con nomi e niK-name da attaccare sul computer.
Gianni

kep ha detto...

Al liceo odiavo la storia! Adesso mi sto ricredendo (l'ho verginizzata con la storia della matematica e quindi sono un po' tarato anche io) e devo dire che la storia aiuta a cpaire i processi mentali e la loro evoluzione. Quando tu parli di essenza e di esitenza per esempio usi due concetti che san tommaso ha ben evidenziato per Dio e per la vita spirituale, due concetti che hanno in Aristotele la loro origine. De Crescenzo diceva (semplificando molto) che su ogni scuola filosofica si può scrivere "che tu lo sappia o no tu o sei aristotelico o sei platonico".
Forse stiamo schiacciando la mosca col martello (e la mosca ci sfugge cmq) ma è così bello tirare fuori queste riflessioni insieme, anche per colgiere a volte quelle commistioni e quei sincretismi che ci portiamo appresso e non lo sappiamo. Anche se sono convinto che Dio sia sincretista egli stesso.
Un abbraccio
Francesco\

kep ha detto...

Una nota sul Levitico, che è un libro che amo molto.
L'ossesione del puro e dell'impuro ha un suo senso. Il Levitico è stato scritto durante l'esilio babilonese, quando cioè durante la prigionia il popolo ebraico non poteva nè celebrare nè praticare il culto a JHWH. In questa condizione per fare crescere i figli ha creato le categorie del puro e dell'impuro (se notate infatti è solo in epoca profetica e quidni durante i periodi di cattività che queste categorie emergono, nei libri storici c'è ben altro) anche sui modelli babilonesi. E' come se avessero detto "fai questo e anche se non lo sai adempirai le promesse di JHWH su di te". Il problema è che dopo l'esilio si è assolutizzata la legge (vedi i farisei) tralasciando lo spirito che la aveva animata. E' come se tu ad un bambino dicessi "questo è cacca" (penso lo si dica ancora) per dire di non fare alcune cose anche se lui non lo sa, penso che il procedimento è questo. Infatti san Paolo diceva "prima parlavo da bambino ora parlo da adulto" proprio perchè Gesù ha dato compimento alla legge e quindi anche al Levitico, ha tolto il cuore di pietra ed ha messo il cuore di carne.
Quindi le prescrizioni levitiche anche oggi non sono prese in considerzione assoluta manco dagli ebrei più ortodossi (sarebbe anacronistico una purificazaione della donna dopo il parto, oppure una purificazione mensile delle donne dopo il periodo mestruale come prescrive il levitico) queste prescrizioni sono appunto per i bambini, laddove quando uno diventa adulto nel "sentire la promessa" ha più libertà di spirito (Gesù e la samaritana). E questo è considerato anche dagli ebrei più conservatori.
Inutile ricordarvi che le mitzvot sono 613 divise in 248 mitzvot positive e 365 mitzvot negative, cioè 248 è il numero delle ossa del corpo e 365 i giorni dell'anno (gli ebrei sapevano benisismo che l'anno è di 365 giorni e qualcosa in più ... sul calendario ebracio magari farò un altro post se voltete) e quindi le mitzvot ci servono per ricordare che il nostro corpo è fatto per compiere le azioni positive e che ogni giorno dobbiamo impegnarci a non trasgredire. E' molto più importante questo insegnamento che le intere 613 mitzvot (su cui non c'è un accordo specifico e tra l'altro non tutti possono fare tutto).
Un secondo abbraccio
Francesco

Steve ha detto...

Levitico... levitico... platone... aristotele...
Manco un po' dal blog a causa della mia dissestata ADSL e mi ritrovo nella Scuola d'Atene!
FICO!!!

Per rispondere a Kep: Platone e Aristotele sono solo due punti di vista sulla stessa "distorta" interpretazione del mondo...E' l'idea di essenza che è distorta, sia che la si proietti in un "distorto" mondo di iperuraniche e onanistiche immagini, sia che la si voglia inspiegabilmente legata ad una matera indicata in sé come prope nihil... quasi niente.

La vera sfidna del pensiero cristiano (e oso dire buddhista) è quella di considerare la realzione come antecedente agli oggetti coinvolti. La Trinità (scusate l'ardire) è relazione pura: come definire il Padre senza il Figlio, come comprendere lo Spirito, senza la relazione tra Padre e Figlio... Nel Buddhismo, uno dei più grandi pensatori, Nagarjuna, afferma cose molto simili: il samsara è il Nirvana, ovvero, la relazione viene prima dei punti estremi del suo arco. E' la funzione che crea l'oggetto e il soggetto, io sono la mia storia i miei pensieri la perosna che ho di fronte, i miei desideri, i miei dolori e NULLA di questo mi esaurisce completamente, perchè nulla di questo esaurisce la realtà completamente: scegli un franmmento e tutto diviene quasi niente.

In un mondo così, non ce ne facciamo nulla di anime, motori immobili, cause incausate, necessario e contingente, superficiale e profondo. Che sono, alla fine, psecchi della contraddizione di credere che ci sia qualcosa di "fisso" o "immutabile": una essenza appunto.

Nelle relazioni si scelgie o si sta?

Baci!

kep ha detto...

La scuola di Atene (e lì sai quanti di noi c'erano!!! un pride ante litteram) ... sono d'accordo su quello che dici, specie sull'idea di relazione che viene prima di tutto, che in una certa qual misura se non crea sicuramente definisce (e qui il bara' del genesi è sintomatico), in quanto la nostra modalità di relazione ci definisce come uomini ma anche nel particolare di ciascuno. D'accordo su questo ... questo è fondante per le scienze sociali, ma è pur vero che la scuola di atene è il principio della speculazioen occidnetale (e sottolineo "se" ... ooops sottolineo "occidentale") che ha portato la ragione come parte milgiore dell'uomo, l'oriente ha puntato su altro, sul simbolismo, sull'emozione e sulla sensazione.
La filosofia da Platone ed Aristotele ne ha fatta di strada avanti e dindietro, ma la base rimane sempre quella.
Io ho una visione un po' sincretistica: credo che la materia (per dirla con Teilhard de Chardin) è qualcosa di solido che si tocca (non un concetto filosofico) e che l'essenza si tocchi anch'essa e tutte e due sono capaci di relazioni, intime personali, non astratte ... forse l'anima pesa davvero 21 grammi.
Un abbraccio fraterno in vista del pride di roma ... rappresentateci.
Francesco

PS Il mio post precedente era storico non filosofico.

Steve ha detto...

Scuola d'Atene! che tempi! :)
Ringrazio l'esimiop Kep del suo accordo con me.
Mi permetto, tuttavia, di notare che l'immagine dell'oriente come sentimentale e poco logico ci viene consegnata da una tradizione europocentrica (che fa anche rima con eterocentrica...): i trattati buddisti e vedanta sono di una logica stringente e spesso trotuosa per l'astrattezza. Tutto il contrario che l'abbandono al sentimento, anzi Vilmalakirti (seguace di Nagarjuna) si lamentava proprio di questo, ossia che il suo pensiero come quello dei filosofi a lui contemporanei, fosse poco ascoltato dalle "masse" che preferivano cose più semplici da digerire...
Detto questo, mi piacerebbe approfondire il tuo riferimento al Genesi: che intendevi?
Inoltre fatemi essere davvero tronfio e affermare: quando parlo di relazione, parlo di relazione PRIMA degli oggetti che sono in relazione...PRIMA esiste la relazione, poi i termini. In che modo esista la relazione prima, beh, non lo so. Ma mi sebra un approccio che risolve mnolti problemi: non è possibile infatti "reificare" una relazione. E questo è già molto ;)

BACI!!!