venerdì 20 luglio 2007
domenica 15 luglio 2007
LA SEGRETA IDENTITÀ DI CHI CREDE DI CREDERE
leggo da "il foglio" e riporto.
Identità cristiana, civiltà cristiana, radici cristiane… Molto (troppo) spesso questo è stato l’argomento di accaniti dibattiti e orgogliose rivendicazioni. Eppure… se ci diciamo cristiani, dovremmo seguire l’esempio di un certo Gesù di Nazareth, ebreo marginale, ignorato dai media di allora, figura enigmatica e controversa presso la gente con cui veniva a contatto, presso avversari e discepoli… Egli stesso stentava a “identificarsi” ad accettare qualche titolo: Profeta, Unto (Messia, Cristo), Figlio di David, Figlio di Dio.
Erano invece gli spiriti immondi che lo volevano intronizzare come Santo di Dio, Figlio di Dio. Era il demonio stesso che lo indusse a immaginare se stesso sul pinnacolo del tempio, invulnerabile superman con gli angeli ai suoi ordini. Era la folla che lo osannava Figlio di Davide. Erano i discepoli che, anche dopo la risurrezione, sognavano di vedere in lui il ricostruttore del Regno di Israele. Gesù rifiutava tutto questo. Quando invece, abbandonato da discepoli e amici, incatenato e processato davanti al Sinedrio, gli fu rivolta la domanda «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?» egli risponde solennemente: «egò eimi, io sono!» Dinanzi a chi si era fatto ultimo, del tutto privo di ogni potere, non potevano esserci equivoci: non aveva alcuna delle «identità» che gli si volevano attribuire. Ma il degrado dell’identità non era ancora finito. Se, davanti al Sinedrio, Gesù poteva ancora parlare, sulla croce, nudo, esposto alle beffe di tutti, sarà ridotto a un semplice oggetto. Allora sarà il comandante (diremmo oggi) del plotone di esecuzione a riconoscere la sua definitiva identità: «Quest’uomo era il Figlio di Dio!». Già Pietro l’aveva così “identificato”. Ma nel momento decisivo Pietro dovette gridare:«Io non conosco quell’uomo!». Forse non l’aveva mai conosciuto. Solo nel pianto («beati coloro che piangono») comincerà a riconoscerlo. Paolo l’avrebbe conosciuto solo dopo averlo perseguitato («Sono Gesù che tu perseguiti»). Così Gesù di Nazareth può essere “identificato” nelle persone che noi “perseguitiamo”, anche coltivando sentimenti di rancore e costruendoci capri espiatori.
Queste cose le conosciamo fin dalla nostra infanzia. Ma allora perché ci affanniamo a inseguire una ipotetica etichetta cristiana per poi appiccicarcela sulla fronte? Perché cerchiamo a tutti i costi una visibilità fine a se stessa? Dovremmo essere semplicemente alla sequela di Gesù di Nazareth. E se qualcuno, con diffidenza o stupore, ci domandasse il motivo per cui rifiutiamo di inseguire la ricchezza, il potere, la forza, solo allora dovremmo osar dire sommessamente e dubbiosamente: «Forse faccio questo perché credo in Gesù». Questo senza avere la pretesa di detenere il monopolio di quelle virtù che possono anche essere condivise da persone di altre fedi e non fedi. E questo senza neppure cadere nella trappola dell’identità della non identità: «Io non cerco un’identità: questa è la mia identità». Sarebbe come vantarsi della propria umiltà: il vanto vanificherebbe l’umiltà. Solo in momenti di coraggiosa testimonianza, di feroce persecuzione, cioè di autentica crocifissione (che non ci auguriamo e che forse non vivremo mai nel corso dei nostri anni) potremmo gridare: «Sono discepolo di Gesù di Nazareth!».
Dario Oitana
Identità cristiana, civiltà cristiana, radici cristiane… Molto (troppo) spesso questo è stato l’argomento di accaniti dibattiti e orgogliose rivendicazioni. Eppure… se ci diciamo cristiani, dovremmo seguire l’esempio di un certo Gesù di Nazareth, ebreo marginale, ignorato dai media di allora, figura enigmatica e controversa presso la gente con cui veniva a contatto, presso avversari e discepoli… Egli stesso stentava a “identificarsi” ad accettare qualche titolo: Profeta, Unto (Messia, Cristo), Figlio di David, Figlio di Dio.
Erano invece gli spiriti immondi che lo volevano intronizzare come Santo di Dio, Figlio di Dio. Era il demonio stesso che lo indusse a immaginare se stesso sul pinnacolo del tempio, invulnerabile superman con gli angeli ai suoi ordini. Era la folla che lo osannava Figlio di Davide. Erano i discepoli che, anche dopo la risurrezione, sognavano di vedere in lui il ricostruttore del Regno di Israele. Gesù rifiutava tutto questo. Quando invece, abbandonato da discepoli e amici, incatenato e processato davanti al Sinedrio, gli fu rivolta la domanda «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?» egli risponde solennemente: «egò eimi, io sono!» Dinanzi a chi si era fatto ultimo, del tutto privo di ogni potere, non potevano esserci equivoci: non aveva alcuna delle «identità» che gli si volevano attribuire. Ma il degrado dell’identità non era ancora finito. Se, davanti al Sinedrio, Gesù poteva ancora parlare, sulla croce, nudo, esposto alle beffe di tutti, sarà ridotto a un semplice oggetto. Allora sarà il comandante (diremmo oggi) del plotone di esecuzione a riconoscere la sua definitiva identità: «Quest’uomo era il Figlio di Dio!». Già Pietro l’aveva così “identificato”. Ma nel momento decisivo Pietro dovette gridare:«Io non conosco quell’uomo!». Forse non l’aveva mai conosciuto. Solo nel pianto («beati coloro che piangono») comincerà a riconoscerlo. Paolo l’avrebbe conosciuto solo dopo averlo perseguitato («Sono Gesù che tu perseguiti»). Così Gesù di Nazareth può essere “identificato” nelle persone che noi “perseguitiamo”, anche coltivando sentimenti di rancore e costruendoci capri espiatori.
Queste cose le conosciamo fin dalla nostra infanzia. Ma allora perché ci affanniamo a inseguire una ipotetica etichetta cristiana per poi appiccicarcela sulla fronte? Perché cerchiamo a tutti i costi una visibilità fine a se stessa? Dovremmo essere semplicemente alla sequela di Gesù di Nazareth. E se qualcuno, con diffidenza o stupore, ci domandasse il motivo per cui rifiutiamo di inseguire la ricchezza, il potere, la forza, solo allora dovremmo osar dire sommessamente e dubbiosamente: «Forse faccio questo perché credo in Gesù». Questo senza avere la pretesa di detenere il monopolio di quelle virtù che possono anche essere condivise da persone di altre fedi e non fedi. E questo senza neppure cadere nella trappola dell’identità della non identità: «Io non cerco un’identità: questa è la mia identità». Sarebbe come vantarsi della propria umiltà: il vanto vanificherebbe l’umiltà. Solo in momenti di coraggiosa testimonianza, di feroce persecuzione, cioè di autentica crocifissione (che non ci auguriamo e che forse non vivremo mai nel corso dei nostri anni) potremmo gridare: «Sono discepolo di Gesù di Nazareth!».
Dario Oitana
mercoledì 11 luglio 2007
Cultura sessuale cattolica
Vi riporto uno stralcio dell'artcolo di Carlo Oliva pubblicato su "Rivista Anarchica on line". Facendo riferimento alla trasmissone "Anno Zero" in cui si affrontava il tema della pedoflia tra i preti, Oliva ci fa notare che a tutti è sfuggito un tema importante, quello della cultura sessuale distorta e punitiva che la Chiesa ha imposto e impone ai fedeli (e, quando può, agli altri) e da cui nasce secondo l'articolista anche la pedofilia. Buona lettura Ganni.
"Il problema vero, quello che nessuno ha avuto il coraggio di affrontare, consiste nel fatto che la presenza di poche (o molte) deviazioni del genere nei ranghi della Chiesa non può essere considerata un fatto occasionale, deve ben avere qualche rapporto con il modo con cui il cattolicesimo ha affrontato, per secoli, la sfera della sessualità. Perché, insomma, in una organizzazione esclusivamente maschile, malata da sempre di sessuofobia, misoginia e omofobia ci sarebbe proprio da stupirsi se certi fenomeni fossero puramente casuali. E quell’argomento tabù stava lì, come un macigno, tra Santoro, monsignor Fisichella e tutti coloro che, a destra come a sinistra, avrebbero preferito che la RAI limitasse il suo interesse per le cose ecclesiastiche al problema del quarto mistero di Fatima.Tutto ciò non significa, è ovvio, che si debba automaticamente accusare di pederotismo e perversione vescovi, parroci e chierici in massa, come ai bei tempi dell’anticlericalismo volgare. Significa soltanto che sarebbe ora di affrontare, in tutte le sue implicazioni, anche le più sgradevoli, il tema della cultura sessuale distorta e punitiva che la Chiesa ha imposto e impone ai fedeli (e, quando può, agli altri), dei danni che ha provocato a livello di psicologia sociale e individuale, della massa di infelicità, di repressione e di rimozione che da sempre ha prodotto. Sono tematiche, siatene pur certi, di cui non sentiremo parlare né dalla RAI né dalla BBC, ma senza affrontare questo problema spinoso qualsiasi contraddittorio sul tema non potrà che risolversi, nonostante ogni apparenza in contrario, in una desolante unanimità."
"Il problema vero, quello che nessuno ha avuto il coraggio di affrontare, consiste nel fatto che la presenza di poche (o molte) deviazioni del genere nei ranghi della Chiesa non può essere considerata un fatto occasionale, deve ben avere qualche rapporto con il modo con cui il cattolicesimo ha affrontato, per secoli, la sfera della sessualità. Perché, insomma, in una organizzazione esclusivamente maschile, malata da sempre di sessuofobia, misoginia e omofobia ci sarebbe proprio da stupirsi se certi fenomeni fossero puramente casuali. E quell’argomento tabù stava lì, come un macigno, tra Santoro, monsignor Fisichella e tutti coloro che, a destra come a sinistra, avrebbero preferito che la RAI limitasse il suo interesse per le cose ecclesiastiche al problema del quarto mistero di Fatima.Tutto ciò non significa, è ovvio, che si debba automaticamente accusare di pederotismo e perversione vescovi, parroci e chierici in massa, come ai bei tempi dell’anticlericalismo volgare. Significa soltanto che sarebbe ora di affrontare, in tutte le sue implicazioni, anche le più sgradevoli, il tema della cultura sessuale distorta e punitiva che la Chiesa ha imposto e impone ai fedeli (e, quando può, agli altri), dei danni che ha provocato a livello di psicologia sociale e individuale, della massa di infelicità, di repressione e di rimozione che da sempre ha prodotto. Sono tematiche, siatene pur certi, di cui non sentiremo parlare né dalla RAI né dalla BBC, ma senza affrontare questo problema spinoso qualsiasi contraddittorio sul tema non potrà che risolversi, nonostante ogni apparenza in contrario, in una desolante unanimità."
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Pedofilia e altre disgrazie
domenica 8 luglio 2007
Abominazioni
La dottoressa Laura Schlesinger è una famosa giornalista della radio americana; nella sua trasmissione dispensa consigli alle persone che telefonano. Qualche tempo fa, Laura ha affermato che l'omosessualità, secondo la Bibbia (Levitico 18:22) è un abominio, e non può essere tollerata in alcun caso.
La seguente è una lettera spedita alla dott.ssa Laura SCHLESINGER.
Cara Dottoressa Schlesinger,
le scrivo per ringraziarla del suo lavoro educativo sulle leggi del Signore. Ho imparato davvero molto dal suo programma, ed ho cercato di dividere tale conoscenza con più persone possibile. Adesso, quando qualcuno tenta di difendere lo stile di vita omosessuale, gli ricordo semplicemente che nel Levitico 18:22 si afferma che ciò è un abominio. Fine della discussione. Però, avrei bisogno di alcuni consigli da lei, a riguardo di altre leggi specifiche e come applicarle.
Vorrei vendere mia figlia come schiava, come sancisce Esodo 21:7. Quale pensa sarebbe un buon prezzo di vendita?
Quando sull'altare sacrificale accendo un fuoco e vi ardo un toro, so dalle Scritture che ciò produce un piacevole profumo per il Signore ( Lev.1.9). Il problema è con i miei vicini: loro, i blasfemi, sostengono che l'odore non è piacevole. Devo forse percuoterli?
So che posso avere contatti con una donna quando non ha le mestruazioni (Lev.15 : 19-24.). Il problema è: come faccio a chiederle questa cosa? Molte donne s'offendono.
Il Levitico ai versi 25:44 afferma che potrei possedere degli schiavi, sia maschi sia femmine, a patto che essi siano acquistati in nazioni straniere. Un mio amico afferma che questo si può fare con i Filippini, ma non con i Francesi. Può farmi capire meglio? Perché non posso possedere schiavi francesi?
Un mio vicino insiste per lavorare di Sabato. Esodo 35:2 dice chiaramente che dovrebbe essere messo a morte. Sono moralmente obbligato ad ucciderlo personalmente?
Un mio amico ha la sensazione che, anche se mangiare crostacei è considerato un abominio (Lev. 11:10), lo sia meno dell'omosessualità. Non sono per niente d'accordo. Può illuminarci sulla questione?
Sempre il Levitico ai versi 21:20 afferma che non posso avvicinarmi all'altare di Dio se ho difetti di vista. Devo effettivamente ammettere che uso gli occhiali per leggere... La mia vista deve per forza essere 10 decimi o c'è qualche scappatoia?
Molti dei miei amici maschi usano rasarsi i capelli, compresi quelli vicino alle tempie, anche se questo è espressamente vietato dalla Bibbia (Lev 19:27). In che modo devono esser messi a morte?
Ancora nel Levitico (11:6-8) è detto che toccare la pelle di maiale morto rende impuri. Per giocare a pallone debbo quindi indossare dei guanti?
Mio zio possiede una fattoria. È andato contro Lev. 19:19, poiché ha piantato due diversi tipi di ortaggi nello stesso campo? anche sua moglie ha violato lo stesso passo, perché usa indossare vesti di due tipi diversi di tessuto (cotone/acrilico). Non solo: mio zio bestemmia a tutto andare.
È proprio necessario che mi prenda la briga di radunare tutti gli abitanti della città per lapidarli come prescrivono le scritture? Non potrei, più semplicemente, dargli fuoco mentre dormono, come simpaticamente consiglia Lev 20:14 per le persone che giacciono con consanguinei?
So che Lei ha studiato approfonditamente questi argomenti, quindi sono sicuro che potrà rispondere a queste semplici domande. Nell'occasione, la ringrazio ancora per essere così solerte nel ricordare a tutti noi che la parola di Dio è eterna ed immutabile. Sempre suo.
Un ammiratore devoto
La seguente è una lettera spedita alla dott.ssa Laura SCHLESINGER.
Cara Dottoressa Schlesinger,
le scrivo per ringraziarla del suo lavoro educativo sulle leggi del Signore. Ho imparato davvero molto dal suo programma, ed ho cercato di dividere tale conoscenza con più persone possibile. Adesso, quando qualcuno tenta di difendere lo stile di vita omosessuale, gli ricordo semplicemente che nel Levitico 18:22 si afferma che ciò è un abominio. Fine della discussione. Però, avrei bisogno di alcuni consigli da lei, a riguardo di altre leggi specifiche e come applicarle.
Vorrei vendere mia figlia come schiava, come sancisce Esodo 21:7. Quale pensa sarebbe un buon prezzo di vendita?
Quando sull'altare sacrificale accendo un fuoco e vi ardo un toro, so dalle Scritture che ciò produce un piacevole profumo per il Signore ( Lev.1.9). Il problema è con i miei vicini: loro, i blasfemi, sostengono che l'odore non è piacevole. Devo forse percuoterli?
So che posso avere contatti con una donna quando non ha le mestruazioni (Lev.15 : 19-24.). Il problema è: come faccio a chiederle questa cosa? Molte donne s'offendono.
Il Levitico ai versi 25:44 afferma che potrei possedere degli schiavi, sia maschi sia femmine, a patto che essi siano acquistati in nazioni straniere. Un mio amico afferma che questo si può fare con i Filippini, ma non con i Francesi. Può farmi capire meglio? Perché non posso possedere schiavi francesi?
Un mio vicino insiste per lavorare di Sabato. Esodo 35:2 dice chiaramente che dovrebbe essere messo a morte. Sono moralmente obbligato ad ucciderlo personalmente?
Un mio amico ha la sensazione che, anche se mangiare crostacei è considerato un abominio (Lev. 11:10), lo sia meno dell'omosessualità. Non sono per niente d'accordo. Può illuminarci sulla questione?
Sempre il Levitico ai versi 21:20 afferma che non posso avvicinarmi all'altare di Dio se ho difetti di vista. Devo effettivamente ammettere che uso gli occhiali per leggere... La mia vista deve per forza essere 10 decimi o c'è qualche scappatoia?
Molti dei miei amici maschi usano rasarsi i capelli, compresi quelli vicino alle tempie, anche se questo è espressamente vietato dalla Bibbia (Lev 19:27). In che modo devono esser messi a morte?
Ancora nel Levitico (11:6-8) è detto che toccare la pelle di maiale morto rende impuri. Per giocare a pallone debbo quindi indossare dei guanti?
Mio zio possiede una fattoria. È andato contro Lev. 19:19, poiché ha piantato due diversi tipi di ortaggi nello stesso campo? anche sua moglie ha violato lo stesso passo, perché usa indossare vesti di due tipi diversi di tessuto (cotone/acrilico). Non solo: mio zio bestemmia a tutto andare.
È proprio necessario che mi prenda la briga di radunare tutti gli abitanti della città per lapidarli come prescrivono le scritture? Non potrei, più semplicemente, dargli fuoco mentre dormono, come simpaticamente consiglia Lev 20:14 per le persone che giacciono con consanguinei?
So che Lei ha studiato approfonditamente questi argomenti, quindi sono sicuro che potrà rispondere a queste semplici domande. Nell'occasione, la ringrazio ancora per essere così solerte nel ricordare a tutti noi che la parola di Dio è eterna ed immutabile. Sempre suo.
Un ammiratore devoto
giovedì 5 luglio 2007
Quante volte figliolo?
UAAR)
Prelievo integralista
La Dottoressa Claudia Navarini, docente presso la Facoltà di Bioetica
dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, interviene sul prelievo di
sperma a scopo diagnostico:
Occorre tuttavia che il metodo di prelievo sia morale, e perciò
che sia evitata la masturbazione. La masturbazione è infatti un grave
male morale, in quanto scolla radicalmente la sessualità dal suo senso
e il piacere sessuale dal suo contesto specifico (nella fattispecie da
quell'atto coniugale caratterizzato da un significato procreativo e da
un significato unitivo); come tale non può mai essere giustificata,
nemmeno per un fine buono. Perché un'azione sia buona, infatti,
occorre che anche i mezzi siano buoni, o comunque non immorali, dal
momento che il fine non giustifica i mezzi.
E' appena il caso di sottolineare che i metodi di prelievo del seme
alternativi alla masturbazione consistono in veri e propri interventi
chirurgici, da eseguire in anestesia, con tutti i rischi e le
complicazioni che possono derivarne.
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