domenica 25 novembre 2007

Ne' carcere, ne' riformatorio

Il corriere riporta questa notizia:

" Cinque contro uno. Motivo: «Sei gay». La vittima, un ragazzo di 20 anni, picchiato con violenza dal «branco» a Bari. L'episodio è raccontato dalla Gazzetta del Mezzogiorno. I cinque hanno chiamato per nome la vittima e, prima di prenderlo a calci e a pugni, lo hanno accusato di essere un omosessuale. È successo nella notte in viale Unità d'Italia: le poche persone di passaggio in quel momento non sono intervenute. Il ragazzo, ricoverato in ospedale, ha riportato contusioni varie e una leggera frattura all'omero che potrebbe pregiudicare la sua attività di musicista.

NORME CONTRO OMOFOBIA - Duro il commento di Aurelio Mancuso, presidente dell'Arcigay. «Questo ulteriore episodio conferma ciò che stiamo sostenendo in questi mesi e cioè che esiste un clima d'odio, di cui sono responsabili le destre e la gerarchia cattolica, che sta colpendo fisicamente le persone omosessuali. L'unica vera risposta che ci attendiamo è l'approvazione immediata, per decreto, delle norme contro l'omofobia»."

Purtroppo notizie come questa non guadagnano i clamori delle prime pagine, eppure quel che mi interessa davvero non è la notizia in sè, ma sapere che fine hanno fatto quei 5 criminali.
In questi casi il carcere o il riformatorio non servono: occorre lo stigma sociale. Proprio come oggi alcuni stupidi usano la parola "gay" come insulto, mi piacerebbe poter usare la parola "omofobo". Niente carcere, nè riformatorio, ma un disprezzo formalizzato. Come fare per ottenerlo?

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