mercoledì 24 ottobre 2007
Che ne pensate
Questa è la campagna della regione Toscana contro la discriminazione sessuale.
Io plaudo! Mi oriento :) sempre più sulla ereditarietà dell'orientamento sessuale. Questo perché sui libri di psicologia evolutiva e psicologia dinamica (psicoanalisi) che sto studiando sempre più si ammette l'ereditarietà dei tratti del carattere... Se la socievolezza, l'attività, l'emotività, l'intelligenza sono geneticamente determinati (ovvero risentono di una imprescindibile componente ereditaria) perché questo non dovrebbe succedere per l'orientamento sessuale?
che ne pensate???
30.000 al Pride?? BUBBOLE!!!
CLICCA QUI PER UNA IMMAGINE DALL'ALTO del GAY PRIDE 2007
(AGI) - Roma, 23 ott - Il Sinistra Day ha visto in piazza la partecipazione di "circa 100mila persone". I dati sono del Viminale che parla di una "manifestazione nazionale organizzata da Rifondazione comunista, Comunisti italiani e dall'organizzazione sindacale Fiom".
Il Viminale rende noti anche i dati delle altre manifestazioni del 2007: manifestazione di An del 13 ottobre a Roma circa 70mila persone; manifestazione di Grillo a Bologna dell'8 settembre circa 30mila persone; gay pride a Roma del 16 giugno circa 30mila persone; manifestazione anti Bush a Roma del 9 giugno circa 10mila persone; Family day a Roma del 12 maggio circa 200mila persone; manifestazione a Vicenza contro l'ampliamento della base Usa del 17 febbraio circa 80mila persone.
ehm...Ma che stiamo a pazzià? io ci sono stato in mezzo a 20.000 30.000 persone. Sono stato al World Pride (500.000 persone)... la differenza è evidente.
Ma comunque con GIULIANO AMATO, famoso omofobo (ricordate la felicissima espressione in occasione del World Pride: "Purtroppo siamo in democrazia e non possiamo proibire questa manifestazione" ?) e ateo devoto che ci si può aspettare?
Intanto ripassiamo la foto che è stata pubblicata proprio su questo blog... scommettiamo che a contare arriviamo a più di 30.000?
(AGI) - Roma, 23 ott - Il Sinistra Day ha visto in piazza la partecipazione di "circa 100mila persone". I dati sono del Viminale che parla di una "manifestazione nazionale organizzata da Rifondazione comunista, Comunisti italiani e dall'organizzazione sindacale Fiom".
Il Viminale rende noti anche i dati delle altre manifestazioni del 2007: manifestazione di An del 13 ottobre a Roma circa 70mila persone; manifestazione di Grillo a Bologna dell'8 settembre circa 30mila persone; gay pride a Roma del 16 giugno circa 30mila persone; manifestazione anti Bush a Roma del 9 giugno circa 10mila persone; Family day a Roma del 12 maggio circa 200mila persone; manifestazione a Vicenza contro l'ampliamento della base Usa del 17 febbraio circa 80mila persone.
ehm...Ma che stiamo a pazzià? io ci sono stato in mezzo a 20.000 30.000 persone. Sono stato al World Pride (500.000 persone)... la differenza è evidente.
Ma comunque con GIULIANO AMATO, famoso omofobo (ricordate la felicissima espressione in occasione del World Pride: "Purtroppo siamo in democrazia e non possiamo proibire questa manifestazione" ?) e ateo devoto che ci si può aspettare?
Intanto ripassiamo la foto che è stata pubblicata proprio su questo blog... scommettiamo che a contare arriviamo a più di 30.000?
mercoledì 17 ottobre 2007
INSULTI DA STADIO. LO STRISCIONE "NAPOLEONE CULATTONE" E "VOI TRANS NOI ALPINI" RICEVONO UN PREMIO
Si tratta del premio Sandro Ciotti
per incoraggiare striscioni e sfottò intelligenti
Roma, 17 ott. - "In Italia la legge per chi insulta allo stadio non e' uguale per tutti: il 31 la curva nord dell'Inter sara' chiusa per gli striscioni razzisti contro i napoletani, allo stesso tempo pero', chi insulta con striscioni la comunita' gay e trans non solo non viene punito ma addirittura si ritrova candidato a ricevere un premio.
E' successo domenica scorsa a Montalto di Castro al premio Sandro Ciotti per la creativita' degli striscioni e per "incoraggiare gli sfotto' intelligenti"''.
Le denuncia viene da Wladimir Luxuria, che spiega il fatto: ''La giuria ha trovato intelligente lo striscione 'Napoleone culattone' durante la partita Italia-Francia e lo striscione 'Voi trans noi alpini'''.
A suo giudizio, ''lo stralcio della legge sull'omofobia deciso in Commissione Giustizia e' un passo importante verso il rispetto per tutti, contro l'incitamento all'odio e alla violenza anche verbale per un concetto nuovo di sport civile e inclusivo".
per incoraggiare striscioni e sfottò intelligenti
Roma, 17 ott. - "In Italia la legge per chi insulta allo stadio non e' uguale per tutti: il 31 la curva nord dell'Inter sara' chiusa per gli striscioni razzisti contro i napoletani, allo stesso tempo pero', chi insulta con striscioni la comunita' gay e trans non solo non viene punito ma addirittura si ritrova candidato a ricevere un premio.
E' successo domenica scorsa a Montalto di Castro al premio Sandro Ciotti per la creativita' degli striscioni e per "incoraggiare gli sfotto' intelligenti"''.
Le denuncia viene da Wladimir Luxuria, che spiega il fatto: ''La giuria ha trovato intelligente lo striscione 'Napoleone culattone' durante la partita Italia-Francia e lo striscione 'Voi trans noi alpini'''.
A suo giudizio, ''lo stralcio della legge sull'omofobia deciso in Commissione Giustizia e' un passo importante verso il rispetto per tutti, contro l'incitamento all'odio e alla violenza anche verbale per un concetto nuovo di sport civile e inclusivo".
sabato 13 ottobre 2007
CONFESSA IN TV DI ESSERE GAY IL VATICANO SOSPENDE ALTO PRELATO
Riconosciuto attraverso le riprese della trasmissione Exit
sabato 13 ottobre 2007 , di Repubblica.it
di ORAZIO LA ROCCA
CITTA' DEL VATICANO - Scandalo all'ombra di S. Pietro. Le autorità vaticane tre giorni fa hanno sospeso dall'incarico e sottoposto a procedimento disciplinare un monsignore capoufficio di uno dei più importanti dicasteri pontifici, la Congregazione per il Clero, il "ministero" pontificio retto dal cardinal-prefetto Claudio Hummes, brasiliano, che sovrintende, tra l'altro, alla gestione degli oltre 400 mila sacerdoti presenti in tutte le diocesi del mondo e alla formazione religiosa di seminaristi e catechisti.
Motivo: l'alto prelato - un monsignore di circa 60 anni ben portati, titolare di rubriche giornalistiche su siti attenti alla vita della Chiesa e del Vaticano, tra i volti più noti dell'emittente cattolica Telepace dove per anni ha curato rubriche a carattere religioso - avrebbe preso parte, anonimamente, alla discussa prima puntata di Exit presentata da Ilaria D'Amico e andata in onda il primo ottobre scorso sull'emittente La7, che tra i reportage trasmessi ha presentato anche una inchiesta sull'omosessualità dei preti nella Chiesa cattolica.
Nel servizio, quattro persone che si presentavano come sacerdoti, ripresi con volti e voci contraffatte con alle spalle edifici religiosi con flash puntati pure sullo sfondo di piazza San Pietro, avevano confessato le loro preferenze sessuali, ammettendo senza troppi giri di parole di essere gay.
Uno dei quattro intervistati, stando a quanto hanno verificato i vertici della Congregazione per il Clero, sarebbe uno dei monsignori che ricopre la carica di capo ufficio nello stesso dicastero. Un alto prelato fino a pochi giorni fa in "ascesa" nell'establishment vaticano, perché titolare di altri due importanti incarichi, alla Commissione speciale per la trattazione delle cause di dispensa dei sacerdoti e alla Peregrinatio Ad Petri Sedem, l'organismo responsabile dei pellegrinaggi in arrivo in Vaticano, nell'ambito del quale operava nella Consulta pastorale.
Nell'intervista concessa ad Exit si vede che il monsignore fa accomodare spontaneamente nel suo ufficio il suo interlocutore al quale rivela con molta naturalezza la sua omosessualità, spiegando persino di "non sentirsi in peccato", ma di doverlo fare di nascosto per non essere richiamato dai superiori vista l'attuale ferma opposizione della dottrina cattolica in materia di celibato sacerdotale ed omosessualità.
Quasi un guanto di sfida sul piano della pastorale sociosessuale lanciato alle autorità pontificie dall'interno del Vaticano, nella convinzione di poter parlare liberamente perché protetto dall'anonimato.
Ma non tutto - a quanto sembra - è andato per il verso giusto, perché subito dopo la messa in onda del servizio in Vaticano qualcuno ha riconosciuto la stanza dell'incauto sacerdote trasformata in improvvisato set per registrare l'intervista, e dove si sospetta possa essere avvenuto anche qualche "episodio" a luci rosse.
Riconosciuti nel filmato pure l'ascensore di accesso alla Congregazione del Clero e la porta di ingresso del dicastero, ripresi dalle telecamere mentre il prelato fa accomodare l'intervistatore. Dopo una più attenta verifica del servizio ed una veloce inchiesta interna, facilitata anche dal fatto che l'unico a tenere la chiave dell'ufficio era il capo ufficio incriminato, il monsignore è stato immediatamente sospeso dall'incarico e denunciato alle autorità giudiziarie pontificie che hanno subito aperto un fascicolo a suo carico.
Da tre giorni la porta dell'ufficio è chiusa a chiave, nessuno vi può entrare, il telefono squilla a vuoto, sia quello del posto di lavoro del monsignore che quello di casa. Non si sa se dopo la sospensione si arriverà al licenziamento, eventualità che dovrà essere presa in considerazione dal tribunale pontificio dopo un dibattimento previsto dalle leggi vaticane. Da qualche giorno, però, dell'alto prelato si sono perse le tracce.
(13 ottobre 2007)
Il mio (s)passionato commento:
vidi la trasmissione in oggetto, che brillava per evidente mancanza di documentazione - le interviste (tutte vere lo so) erano tuttavia tutte attaccabili - chiunque avrebbe potuto organizzare una frescaccia finta e spacciarla per vera. Niente verifiche. Ora piomba sulla trasmissione e i sui redattori una plateale patente di "ottimo e veritiero" giornalismo.
Un autogol della Santa Sede...
Mi spiace molto tuttavia che questo sia avvenuto: io personalmente come pure il movimento, non ci guadagniamo assolutamente nulla.
Sia chiaro che non vedo di buon occhio chi vive secondo una doppia morale, l'intervista a questo alto prelato grondava di un senso di assoluta impunibilità, che non c'era nelle interviste in cui le giustificazionni teologico-morali stentavano a mascherare la lacerazione e il senso di colpa. Solo mi chiedo a chi e a cosa serva un capro espiatorio.
Serve sicuramente alla gerarchia vaticana per intimidire chi al suo interno può minare le sue fragili ragioni in materia di etica sessuale. Serve al pubblico cattolico, sempre più di destra, sempre più retrivo, per sentirsi leggittimato e al sicuro da certe "deviazioni". MA NON SERVE SICURAMENTE A NOI GAY, primo perchè hanno colpito un gay come noi, secondo perchè è stato colpito per nascondere e colpirci, terzo perchè questo "sacrificio" di uno per salvare i molti finisce inesorabilmente per esacerbare chi ci vuole "fuori" da tutto sempre e comuque.
I redattori di "Exit" sono stati bravi davvero? Fino a dove arriva il dovere di cronaca rispetto al diritto all'intimità? Hanno aggiunto qualcosa a quello che noi già da sempre sappiamo, anche sulla nostra pelle? Il privato è politico? Ed il politico è sempre anche pubblico?
Secondo me qualche accorgimento in più lo potevano prendere...
Stefano
sabato 13 ottobre 2007 , di Repubblica.it
di ORAZIO LA ROCCA
CITTA' DEL VATICANO - Scandalo all'ombra di S. Pietro. Le autorità vaticane tre giorni fa hanno sospeso dall'incarico e sottoposto a procedimento disciplinare un monsignore capoufficio di uno dei più importanti dicasteri pontifici, la Congregazione per il Clero, il "ministero" pontificio retto dal cardinal-prefetto Claudio Hummes, brasiliano, che sovrintende, tra l'altro, alla gestione degli oltre 400 mila sacerdoti presenti in tutte le diocesi del mondo e alla formazione religiosa di seminaristi e catechisti.
Motivo: l'alto prelato - un monsignore di circa 60 anni ben portati, titolare di rubriche giornalistiche su siti attenti alla vita della Chiesa e del Vaticano, tra i volti più noti dell'emittente cattolica Telepace dove per anni ha curato rubriche a carattere religioso - avrebbe preso parte, anonimamente, alla discussa prima puntata di Exit presentata da Ilaria D'Amico e andata in onda il primo ottobre scorso sull'emittente La7, che tra i reportage trasmessi ha presentato anche una inchiesta sull'omosessualità dei preti nella Chiesa cattolica.
Nel servizio, quattro persone che si presentavano come sacerdoti, ripresi con volti e voci contraffatte con alle spalle edifici religiosi con flash puntati pure sullo sfondo di piazza San Pietro, avevano confessato le loro preferenze sessuali, ammettendo senza troppi giri di parole di essere gay.
Uno dei quattro intervistati, stando a quanto hanno verificato i vertici della Congregazione per il Clero, sarebbe uno dei monsignori che ricopre la carica di capo ufficio nello stesso dicastero. Un alto prelato fino a pochi giorni fa in "ascesa" nell'establishment vaticano, perché titolare di altri due importanti incarichi, alla Commissione speciale per la trattazione delle cause di dispensa dei sacerdoti e alla Peregrinatio Ad Petri Sedem, l'organismo responsabile dei pellegrinaggi in arrivo in Vaticano, nell'ambito del quale operava nella Consulta pastorale.
Nell'intervista concessa ad Exit si vede che il monsignore fa accomodare spontaneamente nel suo ufficio il suo interlocutore al quale rivela con molta naturalezza la sua omosessualità, spiegando persino di "non sentirsi in peccato", ma di doverlo fare di nascosto per non essere richiamato dai superiori vista l'attuale ferma opposizione della dottrina cattolica in materia di celibato sacerdotale ed omosessualità.
Quasi un guanto di sfida sul piano della pastorale sociosessuale lanciato alle autorità pontificie dall'interno del Vaticano, nella convinzione di poter parlare liberamente perché protetto dall'anonimato.
Ma non tutto - a quanto sembra - è andato per il verso giusto, perché subito dopo la messa in onda del servizio in Vaticano qualcuno ha riconosciuto la stanza dell'incauto sacerdote trasformata in improvvisato set per registrare l'intervista, e dove si sospetta possa essere avvenuto anche qualche "episodio" a luci rosse.
Riconosciuti nel filmato pure l'ascensore di accesso alla Congregazione del Clero e la porta di ingresso del dicastero, ripresi dalle telecamere mentre il prelato fa accomodare l'intervistatore. Dopo una più attenta verifica del servizio ed una veloce inchiesta interna, facilitata anche dal fatto che l'unico a tenere la chiave dell'ufficio era il capo ufficio incriminato, il monsignore è stato immediatamente sospeso dall'incarico e denunciato alle autorità giudiziarie pontificie che hanno subito aperto un fascicolo a suo carico.
Da tre giorni la porta dell'ufficio è chiusa a chiave, nessuno vi può entrare, il telefono squilla a vuoto, sia quello del posto di lavoro del monsignore che quello di casa. Non si sa se dopo la sospensione si arriverà al licenziamento, eventualità che dovrà essere presa in considerazione dal tribunale pontificio dopo un dibattimento previsto dalle leggi vaticane. Da qualche giorno, però, dell'alto prelato si sono perse le tracce.
(13 ottobre 2007)
Il mio (s)passionato commento:
vidi la trasmissione in oggetto, che brillava per evidente mancanza di documentazione - le interviste (tutte vere lo so) erano tuttavia tutte attaccabili - chiunque avrebbe potuto organizzare una frescaccia finta e spacciarla per vera. Niente verifiche. Ora piomba sulla trasmissione e i sui redattori una plateale patente di "ottimo e veritiero" giornalismo.
Un autogol della Santa Sede...
Mi spiace molto tuttavia che questo sia avvenuto: io personalmente come pure il movimento, non ci guadagniamo assolutamente nulla.
Sia chiaro che non vedo di buon occhio chi vive secondo una doppia morale, l'intervista a questo alto prelato grondava di un senso di assoluta impunibilità, che non c'era nelle interviste in cui le giustificazionni teologico-morali stentavano a mascherare la lacerazione e il senso di colpa. Solo mi chiedo a chi e a cosa serva un capro espiatorio.
Serve sicuramente alla gerarchia vaticana per intimidire chi al suo interno può minare le sue fragili ragioni in materia di etica sessuale. Serve al pubblico cattolico, sempre più di destra, sempre più retrivo, per sentirsi leggittimato e al sicuro da certe "deviazioni". MA NON SERVE SICURAMENTE A NOI GAY, primo perchè hanno colpito un gay come noi, secondo perchè è stato colpito per nascondere e colpirci, terzo perchè questo "sacrificio" di uno per salvare i molti finisce inesorabilmente per esacerbare chi ci vuole "fuori" da tutto sempre e comuque.
I redattori di "Exit" sono stati bravi davvero? Fino a dove arriva il dovere di cronaca rispetto al diritto all'intimità? Hanno aggiunto qualcosa a quello che noi già da sempre sappiamo, anche sulla nostra pelle? Il privato è politico? Ed il politico è sempre anche pubblico?
Secondo me qualche accorgimento in più lo potevano prendere...
Stefano
Etichette:
chiesa,
libertà di coscienza,
omosessualita
martedì 9 ottobre 2007
CORTE EUROPEA DI GIUSTIZIA. AVVOCATO GENERALE CHIEDE LA PENSIONE DI REVERSIBILITà PER I CONVIVENTI GAY
Effetto Domino Assicurato. Anche Nell'italia Sospesa Tra Dico E Cus
martedì 09 ottobre 2007 , di ItaliaOggi
Woody Allen fa giurisprudenza: Mitica battuta del regista tra gli atti della Corte di giustizia Ue
A parlare di sesso, è matematico, ci scappa la battuta. Se poi è di Woody Allen si va sul sicuro e si fa un figurone. Risata garantita. Lo sanno bene quattro amici al bar, i ragazzini sul muretto della scuola e anche l'avvocato generale della corte di giustizia della Comunità europea, lo spagnolo Dàmaso Ruiz Jarabo Colomer che del regista newyorkese è sicuramente un fan sfegatato. Al punto che ha piazzato una mitica battuta di Woody Allen, passata alla storia, tra citazioni, direttive, sentenze e articoli di legge allegati alla domanda di pronuncia pregiudiziale proposta alla Corte di Lussemburgo sulla possibilità di una pensione di reversibilità al superstite di una coppia omosessuale. Insomma, si parla di sesso e di discriminazioni, di omosessuali e convivenze e per confutare la sua tesi («l'inserimento nel trattato del diritto al rispetto per l'orientamento sessuale assume un maggior rilievo in riferimento alla constatazione che non tutti gli stati membri ripudiano questo tipo di discriminazione») non trova nulla di più efficace che citare: «Ci sono persone omosessuali, persone eterosessuali e persone che non sono affatto interessate al sesso e diventano avvocati», battuta tratta dal film Amore e guerra (Love and death) del 1975. All'avvocato sicuramente non interessano le arringhe dei colleghi sotto le lenzuola, piuttosto sostenere che «sebbene il sarcasmo intenda palesare la difficoltà che il diritto incontra nel regolare l'effettività, il mondo giuridico può condizionarla con intensità variabile».
Insomma, anche Woody Allen è buono per la causa. E la causa è seria. I fatti partono da una domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla corte suprema amministrativa di Monaco di Baviera. Alla base c'è una controversia nata a seguito del mancato riconoscimento di una pensione al superstite di una coppia omosessuale. In pratica il 17 febbraio di due anni fa tale Tadao Maruko, dopo la morte del suo compagno avvenuta il 12 gennaio, chiede una pensione vedovile che però la corte suprema amministrativa di Monaco nega poiché «lo statuto non tutelava tali prestazioni di reversibilità per i contraenti di unioni civili registrate». In pratica, per la corte bavarese «l'interpretazione dei termini vedovo, vedova, marito e moglie non può essere estesa alle unioni civile registrate, riservate a coloro che non possono contrarre matrimonio». Di qui l'azione giudiziaria. Il caso finisce nelle mani dell'avvocato generale, lo spagnolo Colomer. Che dopo una valanga di citazioni, tra le quali anche la famosa battuta di Woody Allen, suggerisce alla Corte di giustizia di risolvere le questioni pregiudiziali giunte da Monaco dichiarando che «una pensione di reversibilità del tipo di quella richiesta, rientra nel campo di applicazione della direttiva 2000/78/Ce che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, senza costituire un pagamento effettuato da un regime statale di previdenza sociale o da un regime assimilabile». Non solo. Dice, infatti, l'avvocato generale che «rifiutare la pensione perché non è stato contratto matrimonio, riservato alle persone di sesso diverso, quando è stata formalizzata un'unione con effetti sostanzialmente identici fra persone dello stesso sesso, presuppone una discriminazione indiretta fondata sulle tendenze sessuali, contraria alla direttiva 200/78, e spetta al giudice nazionale verificare se la posizione giuridica dei coniugi sia simile a quella dei componenti delle unioni civili registrate».
Adesso non resta che attendere la decisione della corte di giustizia Ue che potrebbe avere effetti comunque sui quei paesi che hanno dato riconoscimento pubblico alle convivenze sessuali. Difficile, ma possibile l'effetto domino anche in altri paesi. Come l'Italia che perde la testa tra Pacs, Dico e Cus. (riproduzione riservata)
martedì 09 ottobre 2007 , di ItaliaOggi
Woody Allen fa giurisprudenza: Mitica battuta del regista tra gli atti della Corte di giustizia Ue
A parlare di sesso, è matematico, ci scappa la battuta. Se poi è di Woody Allen si va sul sicuro e si fa un figurone. Risata garantita. Lo sanno bene quattro amici al bar, i ragazzini sul muretto della scuola e anche l'avvocato generale della corte di giustizia della Comunità europea, lo spagnolo Dàmaso Ruiz Jarabo Colomer che del regista newyorkese è sicuramente un fan sfegatato. Al punto che ha piazzato una mitica battuta di Woody Allen, passata alla storia, tra citazioni, direttive, sentenze e articoli di legge allegati alla domanda di pronuncia pregiudiziale proposta alla Corte di Lussemburgo sulla possibilità di una pensione di reversibilità al superstite di una coppia omosessuale. Insomma, si parla di sesso e di discriminazioni, di omosessuali e convivenze e per confutare la sua tesi («l'inserimento nel trattato del diritto al rispetto per l'orientamento sessuale assume un maggior rilievo in riferimento alla constatazione che non tutti gli stati membri ripudiano questo tipo di discriminazione») non trova nulla di più efficace che citare: «Ci sono persone omosessuali, persone eterosessuali e persone che non sono affatto interessate al sesso e diventano avvocati», battuta tratta dal film Amore e guerra (Love and death) del 1975. All'avvocato sicuramente non interessano le arringhe dei colleghi sotto le lenzuola, piuttosto sostenere che «sebbene il sarcasmo intenda palesare la difficoltà che il diritto incontra nel regolare l'effettività, il mondo giuridico può condizionarla con intensità variabile».
Insomma, anche Woody Allen è buono per la causa. E la causa è seria. I fatti partono da una domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla corte suprema amministrativa di Monaco di Baviera. Alla base c'è una controversia nata a seguito del mancato riconoscimento di una pensione al superstite di una coppia omosessuale. In pratica il 17 febbraio di due anni fa tale Tadao Maruko, dopo la morte del suo compagno avvenuta il 12 gennaio, chiede una pensione vedovile che però la corte suprema amministrativa di Monaco nega poiché «lo statuto non tutelava tali prestazioni di reversibilità per i contraenti di unioni civili registrate». In pratica, per la corte bavarese «l'interpretazione dei termini vedovo, vedova, marito e moglie non può essere estesa alle unioni civile registrate, riservate a coloro che non possono contrarre matrimonio». Di qui l'azione giudiziaria. Il caso finisce nelle mani dell'avvocato generale, lo spagnolo Colomer. Che dopo una valanga di citazioni, tra le quali anche la famosa battuta di Woody Allen, suggerisce alla Corte di giustizia di risolvere le questioni pregiudiziali giunte da Monaco dichiarando che «una pensione di reversibilità del tipo di quella richiesta, rientra nel campo di applicazione della direttiva 2000/78/Ce che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, senza costituire un pagamento effettuato da un regime statale di previdenza sociale o da un regime assimilabile». Non solo. Dice, infatti, l'avvocato generale che «rifiutare la pensione perché non è stato contratto matrimonio, riservato alle persone di sesso diverso, quando è stata formalizzata un'unione con effetti sostanzialmente identici fra persone dello stesso sesso, presuppone una discriminazione indiretta fondata sulle tendenze sessuali, contraria alla direttiva 200/78, e spetta al giudice nazionale verificare se la posizione giuridica dei coniugi sia simile a quella dei componenti delle unioni civili registrate».
Adesso non resta che attendere la decisione della corte di giustizia Ue che potrebbe avere effetti comunque sui quei paesi che hanno dato riconoscimento pubblico alle convivenze sessuali. Difficile, ma possibile l'effetto domino anche in altri paesi. Come l'Italia che perde la testa tra Pacs, Dico e Cus. (riproduzione riservata)
lunedì 8 ottobre 2007
Adista compie 40 anni
Leggo sul sito di Adista, l'ottima rivista che informa sulle realtà teologiche ed ecclesiali non spiaccicate sulle posizioni gerarchice del cattolicesimo romano... e non solol....
--------------------------------
A d i s t a
compie 40 anni
FESTEGGIA CON NOI
vieni a Roma, il 15 ottobre 2007 alle ore 18,
alla Casa Internazionale delle donne (via della Lungara, 19) per un
Incontro-dibattito con la redazione di Adista
Adista 1967-2007: 40 anni di informazione ecclesiale visti da un’altra parte
Interviene Giancarlo Zizola: “L’informazione nella Chiesa nel postconcilio”
Dopo l’incontro è previsto un piccolo rinfresco e un brindisi con tutti i presenti
Per informazioni:
tel. 06/6868692 – fax 06/6865898 e-mail: info@adista.it
Chi desidera fermarsi al rinfresco è pregato di confermare la propria presenza
--------------------------------
A d i s t a
compie 40 anni
FESTEGGIA CON NOI
vieni a Roma, il 15 ottobre 2007 alle ore 18,
alla Casa Internazionale delle donne (via della Lungara, 19) per un
Incontro-dibattito con la redazione di Adista
Adista 1967-2007: 40 anni di informazione ecclesiale visti da un’altra parte
Interviene Giancarlo Zizola: “L’informazione nella Chiesa nel postconcilio”
Dopo l’incontro è previsto un piccolo rinfresco e un brindisi con tutti i presenti
Per informazioni:
tel. 06/6868692 – fax 06/6865898 e-mail: info@adista.it
Chi desidera fermarsi al rinfresco è pregato di confermare la propria presenza
martedì 2 ottobre 2007
Iscriviti a:
Post (Atom)